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In ricordo di Vittorio Emanuele di Savoia

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Con Lui si chiude definitivamente un’epoca, con Lui se ne va l’anello di congiunzione tra la Storia e la Dinastia, con Lui scompare la naturale continuità tra la Corona e l’Italia.

Si potrà essere monarchici o meno, si potrà essersi avventurati in tesi di legittimità dinastica o meno, si potrà aver simpatizzato o meno con lui, si potrà aver criticato il suo modo di essere, il suo comportamento, auspicando magari che fosse diverso da com’era… che fosse più simile al Padre… ma al di là di tutto ciò, oggi rende l’Anima a Dio un uomo segnato dalla Storia, che ha portato su di sé le ferite mai rimarginate di un passato rancoroso e vendicativo solo perché era “il figlio del Re”; un uomo emotivamente fragile, forse talune volte inadeguato, ma profondamente buono e veramente Signore. Un uomo che fu il frutto delle altrui volontà: che fin da ragazzino ha vissuto come una colpa chiamarsi Savoia, un uomo che da adolescente non ha potuto avere l’educazione che i suoi avi hanno ricevuto, che da adulto ha vissuto un violento ostracismo repubblicano e che, spesso circondato da cattivi consiglieri, ha indubbiamente compiuto molti errori.

Con Lui si chiude definitivamente un’epoca, con Lui se ne va l’anello di congiunzione tra la Storia e la Dinastia, con Lui scompare la naturale continuità tra la Corona e l’Italia.

Il futuro è già scritto dal volere eterno di Dio, che solo consente ai Re di regnare.

Ogni manipolazione strumentale a sforzarsi di garantire una perpetuità altro non è che vuota e vana pretesa di mantenere in piedi un contenitore senza contenuto.

Ma adesso si spengano le polemiche e si abbia il buongusto, almeno in quest’ora di umana mestizia, innanzi al Mistero insondabile della Morte, di dare a Vittorio Emanuele di Savoia ciò che in vita non ha forse mai ricevuto: un rispettoso, silenzioso, ossequio.

Fabio Adernò

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