Editoriali

Giovani isolati dai videogiochi, ricerche allarmanti

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Il picco, nei primi sei mesi, era già stato toccato, poi c’è stata la pausa estiva e adesso ritorna l’incubo benzodiazepina. Secondo l’Istituto europeo per il trattamento delle dipendenze, l’emergenza Covid-19 ha portato a un incremento dei consumi di questo genere di farmaco, con tassi di crescita che a giugno andavano già oltre il 4%. Assunte da moltissime persone per sedare l’ansia e per favorire il sonno, le benzodiazepine sono farmaci che favoriscono il sonno perché rilassano i muscoli. Ma non sono esenti da rischi; il loro uso improprio è molto frequente, sia perché molte persone non si attengono alle prescrizioni del medico, sia perché talvolta alcuni medici non sono aggiornati e tendono a sottovalutare i pericoli legati al loro abuso. Il covid continua a causare danni alla salute fisica e psichica e se da un lato la vendita di psicofarmaci è schizzata alle stelle, con giganteschi guadagni da parte delle case farmaceutiche, dall’altro c’è chi si sta arricchendo anche con la vendita dei videogiochi. Mi ha molto colpito nei giorni scorsi una lunga intervista, pubblicata su una testata giornalistica pugliese, a una psicologa e psicoterapeuta familiare, Daniela Sannino. “Il 2020 verrà ricordato come l’anno che ha stravolto le vite dell’intera umanità, non solo a livello sanitario. La quotidianità ha subìto, infatti, un notevole mutamento delle abitudini e tra queste rientrano le attività videoludiche. Da un recente studio emerge quanto siano schizzate le vendite di videogiochi, coinvolgendo un pubblico ben più ampio rispetto alle utenze tradizionali che comprendono i giovanissimi. I videogiochi, dice l’esperta, non possono diventare pseudo ansiolitici, antidepressivi. I ragazzi stanno percependo, più degli adulti, il cambiamento, lo smarrimento e la rabbia a causa della mancanza di incontri con i coetanei. Bisogna cogliere questo momento per parlarsi di più al fine di socializzare le paure e condividere l’ansia”. Le fa eco il collega esperto in dipendenze patologiche, Antonio Di Gioia, “..non vogliamo demonizzare la tecnologia, anzi. Il gioco virtuale condiviso in famiglia tra fratelli, o genitori e figli, rappresenta un bel modo di condividere il tempo utilizzandolo senza però, esserne succubi. In un momento come questo, in cui si passa tanto tempo in casa, riuscire a bilanciare i momenti di solitudine diventa più difficile ma collaborare in famiglia per scongiurare scontri, rabbia repressa e isolamento potrebbe diventare una opportunità, un’occasione per stare bene insieme e per ritrovarsi”. Per la dottoressa Sannino, i progetti sono tutti congelati, ecco perché “i desideri devono trovare spazio solo nei sogni. Possiamo solo affrontare la quotidianità e in questo momento è importante circondarsi di persone reali che ci fanno vivere al meglio. Stare insieme è una maniera sana per non perderci troppo nelle attività online che ci allontanano dal pericolo ma anche dalle risorse che possiamo attivare grazie alla forza individuale e che può permetterci di affrontare il particolare momento di emergenza sanitaria”.

 

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