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Chiesa catanese in cammino con la nuova guida

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“Pellegrino, Fratello, padre Vescovo, Araldo del Vangelo, Cittadino fedele alla Costituzione”, sono queste le caratteristiche del nuovo Arcivescovo di Catania, Mons. Luigi Renna, che giunge dalla fertile terra di Puglia alla città di Catania tra l’Etna e il mare.

Splendide giornate di sole hanno accolto il nuovo Pastore che come primo gesto ha incontrato i giornalisti che “informano” nel dare notizie e “formano” nel trasmettere valori e messaggi, comunicando il suo stato d’animo nell’avvio del nuovo cammino di servizio e di sinodalità.

Mettendo in atto il monito evangelico “Ero carcerato e sei venuto a visitarmi” ha celebrato la sua prima messa catanese presso il carcere Bicocca, incontrando i giovani detenuti, portando loro la carezza e la tenerezza del “buon pastore” misericordioso che pone sulle sue spalle la pecorella smarrita per ricondurla all’ovile, assicurando  un segno di presenza e di particolare attenzione.

Nella solenne cerimonia di insediamento, ricevendo da Mons. Salvatore  Gristina il dono del pastorale ligneo e argenteo   ha aperto a tutta la Comunità diocesana il suo cuore di Padre, in cammino  come Abramo con la  “sarcina  semplice e rammendata come quella che i  braccianti portavano nei campi”.

Dentro la “sarcina” porta la preziosità della Parola di Dio: il Vangelo, infatti   per un Vescovo è il più significativo segno di distinzione e “luce nel suo cammino”;  il Pane della comunione e la “passione per il bene comune”; il cuore e la mente sempre  protesi verso la costante ricerca del miglior bene  per tutta la Comunità nel generoso servizio che diventa dono.

o il riferimento costante del cristiano e del cittadino che opera nella città, che Egli stesso già definisce “nostra”, sentendosi già “catanese” e spiritualmente concittadino della martire Agata. Un aggettivo possessivo che rende il Vescovo saggio pastore del popolo a Lui affidato, con l’impegno di “non perdere nessuno” lungo il percorso seguendo il binario della solidarietà e sussidiarietà, come il “buon samaritano che si prende cura di chi è nel bisogno.

Nel consegnare le tre parole in lingua greca: Mons. Renna ha definito le linee pastorali della sua missione sull’esempio di Gesù, esperto in umanità, che “sa guardare tutti e osservare ciascuno”, adottando lo stile della misericordia, della fraternità, dell’amicizia sociale, del servizio, della prossimità, che rende il credente “credibile”.

Alla cultura dello scarto che emargina, si contrappone la cultura dell’inclusione che consente di dire in maniera convinta e coerente “Padre nostro” e di sentirsi parte di un Paese civile, esercitando responsabilmente una cittadinanza attiva, andando oltre il lamento e la rassegnazione e agendo secondo la logica della moralità, come affermava Don Luigi Sturzo, intrecciando la fede e la politica ed operando nella direzione di un efficace riscatto sociale.

Il nuovo Arcivescovo, che con il suo sorriso e accattivante affabilità ha conquistato il cuore dei catanesi,   si inserisce nel solco della storia della Chiesa di Catania  che ha avuto come primo vescovo San Berillo  e dal  1839 al 1861 ha avuto  un altro vescovo pugliese Mons. Felice Regano negli anni dell’Unità d’Italia.

Mons Renna è il quarto vescovo di nome Luigi, come Mons Luigi Caracciolo (1530-1536); Mons Luigi Bentivoglio (1952.1874) e Mons Luigi Bommarito (1988.2002

Nel suo ministero episcopale guiderà il cammino sinodale che avrà come tappa significativa il 2025 e quest’anno l’arcidiocesi di Catania ricorda i  400 anni del primo Sinodo diocesano, celebrato nel 1622, con la guida del Vescovo Giovanni Torres de Osorio. Altri Sinodi sono stati organizzati nel 1668 dal  Vescovo Michelangelo Bonadies  e nel 1918  per iniziativa del Card. Giuseppe Francica-Nava de Bontifè.

Sarà questa una nuova tappa della Chiesa di Catania in cammino, “insieme” e non solo accanto.

Nei prossimi giorni l’Arcivescovo parteciperà al convegno promosso dalla CEI “Vescovi e Sindaci del Mediterraneo”   che si terrà a Firenze  sul tema “Mediterraneo frontiera di pace”   sulla scia di Giorgio La Pira e  dell’art. 11 della Costituzione che afferma: “L’Italia ripudia la guerra”.

Giuseppe Adernò

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