Cultura
Vecchioni all’Università di Palermo
“Mercanti di luce. Narrare la bellezza tra padri e figli”. Un titolo ad effetto per un incontro tanto atteso, soprattutto da una platea di insegnanti che hanno occupato ogni sedia dell’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Palermo. Molti si sono presentati anche con un’ora di anticipo all’edificio di Viale delle Scienze, per partecipare al secondo appuntamento in programma, organizzato dall’associazione “Genitori e figli”, in collaborazione con il C.I.D.I. di Palermo, acronimo di Centro di iniziativa democratica degli insegnanti. In realtà sono stati loro i veri protagonisti di questo pomeriggio, che ha lasciato la gran parte delusa. In molti si sono alzati e sono andati via. Il professor Vecchioni ha creato malessere con le sue provocazioni, soprattutto nel linguaggio, per nulla pedagogico. Eppure il tema di questo percorso formativo “a pagamento”, è di quelli ad effetto: “Educare oggi”.. al pensiero creativo, tra umanesimo e Scienza”. Sono molto attratto da tutto ciò che ruota attorno al tema della famiglia, al rapporto genitori – figli, e dopo avere letto sul giornale l’argomento che avrebbe trattato il cantautore Roberto Vecchioni, “Mercanti di luce. Narrare la bellezza tra padri e figli”, mi sono precipitato anch’io a sentire la conferenza. Vengo bloccato all’ingresso perché non mi ero iscritto in tempo e non avevo pagato la quota; insisto, mi presento sono giornalista professionista e dico che avrei scritto un articolo; la signorina gentile mi dice solo pochi minuti, in realtà sono rimasto quasi mezz’ora ma sono andato via volentieri in coda a un gruppo di insegnanti arrabbiate e molto deluse. L’immagine romantica descritta nella sinossi che accompagna il depliant informativo, “Cantautore, paroliere, scrittore, poeta, insegnante e attore italiano, Roberto Vecchioni è stato insegnante di scuola media superiore, in diversi licei classici della provincia di Milano ed ha tenuto e tiene come docente vari corsi universitari. Nel 1999 – 2000, su richiesta del Ministero della Pubblica Istruzione ha tenuto più di ottanta conferenze nelle scuole ed università italiane e francesi, incontrando oltre 80.000 studenti sul tema “Musica e Poesia” e illustrando l’evoluzione storica e letteraria della “forma” canzone dalle origini ai giorni nostri”, non corrisponde perfettamente all’aria surreale che si è respirata questo pomeriggio alla cittadella universitaria. Riconosco alcune insegnanti della scuola media di mia figlia, rimango all’ultima fila e decido di accendere la telecamera del mio smartphone, mentre stavo prendendo appunti; ma sinceramente non mi sarebbe assolutamente piaciuto stare nei panni di un imbarazzato Nuccio Vara, giornalista della Rai, moderatore e metaforicamente arbitro di un incontro di “pugilato verbale”. Vecchioni si lascia andare spesso a delle parole scurrili, una insegnante si alza e dice “canta, canta, evita di parlare, oppure te ne vai”. A spegnere i focolai ci pensa Vincenzo Favara, al tavolo dell’organizzazione a leggere le tante domande raccolte su fogli di carta. Vecchioni a volte sembra poeta a volte si infuria come un metalmeccanico della Fiom. Ma ci sono dei passaggi del suo intervento degni di nota: “La bellezza della poesia salverà il mondo. Insegnate ai vostri figli la Magna Grecia. Attingete dalla letteratura dei greci, non esiste altra al mondo. Io sono un suddista, mio nonno era di Messina e mio padre di Napoli. Eppure il sud non decolla.. non insegnate ai vostri figli di piegarsi al favore o al potere; dal pubblico una insegnante grida: “professore ma lei lo sa ogni mattina in Sicilia quanto sia difficile alzarsi dal letto?”