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Una Green-Zone Europea per salvare il turismo

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L’ approccio Paneuropeo in aiuto del Turismo

L’onda d’urto causata dal Covid-19 ha causato, per il turismo, conseguenze immediate (a causa delle cancellazioni, chiusura degli aeroporti, alberghi, cessazione dei voli) ed a lungo termine. La preoccupazione maggiore, ovviamente, risiede nella consapevolezza di una stagione compromessa (quella attuale) e delle prospettive poco incoraggianti per il futuro. Ma è tutto veramente perduto?

Indubbiamente, le rigide restrizioni imposte dai governi, hanno creato un danno difficilmente recuperabile. Ragione per la quale, si iniziano ad immaginare i possibili scenari e le strategie legate ad una possibile ripartenza.

Tra le ipotesi interessanti e le proposte costruttive, esiste una Exit Strategy   che mira ad immaginare lo scenario

successivo alla Quarantena. Passando, cioè, dal blocco totale alla creazione di “zone verdi”.

Sviluppata da un professore di Matematica Miquel Oliu-Barton  ed uno di Economia Bary Pradelski , lo studio propone la possibilità di unire tutte le zone verdi d’Europa per provare a ripartire.

A poco a poco, superata la Fase 1 del Covid-19, vari paesi Europei hanno infatti iniziato una lenta ripartenza. E si immagina che, in considerazione del calo di contagi, verrà favorita la mobilità tra le regioni. Lo studio propone quindi di identificare le “Zone verdi”, creando un network certificato che permetterebbe la mobilità tra le varie “Green Zones” d’Europa. Una strategia che permetterebbe di salvare parte della stagione turistica ed alleviare il disastro economico.

Sulla stessa linea si sono già mossi vari paesi, che stanno lavorando alla creazione di una “travel bubble”, un corridoio che permetta la circolazione bilaterale di persone, provenienti dai paesi con basso indice di contagi. Tra i primi, Lituania, Lettonia ed Estonia che apriranno le rispettive frontiere il 15 Maggio, a cui dovrebbero seguire Australia e Nuova Zelanda e probabilmente anche Polonia e Finlandia! Una idea che potrebbe funzionare (come primo test) anche tra la Sicilia e Malta, come suggerito dalla associazione di hotels ed albergatori maltesi MHRA.

Ma anche l’idea di puntare sulla certificazione “Covid-Free” – sulla base di protocolli stabiliti seguendo le direttive della OMS, in grado di fornire una sorta di riconoscimento che garantisca la sicurezza delle attività turistiche e la fiducia del turista nella destinazione- appaiono soluzioni sensate e degne di attenzione. Su questa linea si è mosso il Portogallo, creando un bollinoClean and Safe” per distinguere le attività turistiche che assicurano il rispetto dei requisiti di igiene e pulizia per la prevenzione e il controllo del Covid-19 e che mira a diventare uno strumento di marketing territoriale.

Purtroppo, attendere il vaccino non può essere una strategia a cui affidare le sorti del turismo. Ma l’idea di una circolazione tra destinazioni “sicure” (che potrebbero essere certificate come “green zones”) potrebbe essere un buon inizio.

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