Editoriali
Un paese che invecchia, scoraggianti i report
Penso spesso all’invecchiamento dei nostri genitori e di conseguenza a quello della mia generazione; avendo lavorato per tanti anni in una struttura all’avanguardia nel campo delle neuroscienze, ho curato l’ufficio stampa di molti congressi scientifici internazionali sul tema dell’Alzheimer. Mi convinco sempre di più che chiunque prima o poi dovrà farci i conti se si leggono gli ultimi dati che il sole 24 ore ha pubblicato nei giorni scorsi presi dal sito del ministero della Salute; è qui che si trovano dati che dovrebbero far riflettere chi ci governa, a tutti i livelli, visto l’aumento considerevole della popolazione anziana in Italia e nel mondo. Si stima, ad esempio, che nel nostro Paese, secondo le proiezioni demografiche, ci saranno 280 anziani ogni 100 giovani nel 2051, con conseguente incremento delle malattie croniche legate all’età e quindi anche delle demenze. Entro il 2030 si prevede (i dati sono forniti dal Global Action Plan 2017-2025 dell’OMS) che la demenza dovrebbe colpire in tutto il mondo 75 milioni di persone e 132 milioni entro il 2050, con circa 10 milioni di nuovi casi all’anno (1 ogni 3 secondi). La previsione dei costi nel mondo potrebbe superare il trilione di dollari all’anno. E sempre sul sito del ministero della Salute è riportata la statistica del numero totale dei pazienti con demenza: oltre 1 milione (di cui circa 600.000 con demenza di Alzheimer) e circa 3 milioni sono le persone direttamente o indirettamente coinvolte nella loro assistenza. Secondo l’organizzazione mondiale della sanità il maggior fattore di rischio associato all’insorgenza delle demenze è l‘età e, in una società che invecchia, l’impatto del fenomeno è di dimensioni allarmanti. Si prevede che queste patologie diventeranno, in tempi brevi, uno dei problemi più rilevanti in termini di sanità pubblica. Non si può rimanere insensibili rispetto a questi numeri per una malattia così galoppante. L’Alzheimer, o altra forma di demenza, azzera il passato del paziente e gli offusca il presente. La persona è come se vivesse in un limbo. Le demenze sono quindi fortemente in aumento in tutto il mondo; l’aspetto più preoccupante è il coinvolgimento delle famiglie di pazienti affetti da malattie neurodegenerative. Qualche anno fa ho perso la nonna materna e ciò che mi sconvolgeva di più assistere al declino dei familiari che vengono investiti da questo tsunami, rischiando la propria salute psichica, per una malattia che magari non vorrebbe mai essere accettata e che ha dell’irrazionale. Le famiglie sono sole, talvolta le persone affette da demenza restano nelle loro abitazioni, con figli che si barcamenano, facendo mille salti mortali per garantire loro assistenza, coadiuvati da caregiver, spesso con un serratissimo turnover e una burocrazia estenuante da affrontare. L’alternativa è il ricovero in una struttura, se restano soli o non c’è la possibilità di seguirli perché la famiglia è lontana. In ogni caso il contraccolpo è enorme, non solo di tipo economico, ma anche psicologico.