Editoriali

Teen’s voice, miti e valori dei giovani

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Chi lo immaginava che i parenti più stretti rappresentano per i giovani la fonte primaria di ispirazione e valori? Uno studio dell’Università La Sapienza di Roma e Campus Orienta, il Salone dello Studente, dal titolo: «Teen’s voice: miti e valori dei giovani tra scuola, società e lavoro», fa emergere risultati molto interessanti.

La ricerca

La ricerca effettuata su oltre duemila studenti degli ultimi due anni delle superiori che hanno partecipato ai Saloni dello Studente per l’orientamento universitario a Torino, Bari, Lamezia Terme, Pescara, Roma, Catania, Monza, Napoli, Milano, Firenze e Rimini, mette in evidenza valori molto forti. “Questi ragazzi credono nella democrazia, nella partecipazione e sono contrari al razzismo, ma hanno una “mitologia” frammentata — dice Domenico Ioppolo, responsabile del Salone dello Studente” al Corriere della Sera; dalle loro risposte risulta che le ragazze e i ragazzi italiani hanno scarsissima fiducia nelle istituzioni: poco o per niente nel governo (89,9%), in un partito politico (84,8%), nella televisione (75,3%), nella Chiesa (65,2%), nei giornali (64,1%), nella politica europea (61%), negli esperti di economia (46,4%).

I dati

Per cercare una direzione guardano invece molto più vicino all’esempio concreto di chi sta loro accanto: il 31% (il dato complessivamente più alto) quando deve indicare una persona che considera un modello di riferimento sceglie un familiare: in particolare la madre (6,6%), il padre (5,5%), il nonno (3%), i genitori in generale(1,8%) e poi la nonna(1,2%), il fratello (0,7%) e la sorella (0,6%). Di converso nessuno dei principali personaggi famosi a cui i giovani fanno riferimento è vivente: vengono tutti da un passato più o meno recente. Sono nell’ordine Nelson Mandela (2%), Rita Levi Montalcini (1,6%), Martin Luther King (1,4%), il Mahatma Gandhi (1,2%), Albert Einstein (0,9%), Leonardo da Vinci (0,8%), Giovanni Falcone (0,8%) e Steve Jobs (0,8%).

Dalla ricerca emerge inoltre che le loro madri e i loro padri, che pure in un certo senso sono stati sconfitti dalla storia, emergono come gli assi portanti. Per gli adulti di domani conta inoltre moltissimo la dimensione extralavorativa: se il 64% cerca un lavoro che permetta di essere autonomi, il 61% vuole che sia stabile e si svolga in un ambiente confortevole, mentre il 62% desidera che lasci tempo libero, in particolare per la famiglia.

«In generale dalle loro risposte emerge la tendenza a dare più importanza ai valori e alle esperienze vere invece che al successo e al possesso — conferma Ioppolo —. In questo sono davvero moderni, figli di quell’era dell’accesso di cui parlava Jeremy Rifkin: meno interessati ai beni tangibili che a relazioni positive con l’ambiente e le persone con cui vivono». A sorpresa la scuola, spesso accusata di essere lontana dai bisogni e dal linguaggio dei ragazzi, rimane un agente formativo importante. Il testo dell’indagine è stato presentato a giovani e famiglie ma se c’è un dato che lascia ben sperare nel futuro è ciò che pensano del futuro: lavorare, studiare, impegnarsi per avere successo!

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