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Tax Free Shopping – La grande opportunità

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TAX FREE SHOPPING – UNA GRANDE OPPORTUNITA’ PER FARE RIPARTIRE IL TURISMO E CREARE UNA NUOVA STAGIONE TURISTICA

Avete presente quella lunga fila di turisti asiatici o americani che – ahimè, prima del Covid-19 – affollavano i desk “TAX REFUND” prima degli imbarchi aeroportuali? Vi siete chiesti cosa fosse mai quella dicitura “Tax Refund” e cosa esattamente stessero facendo quei viaggiatori sorridenti, in fila ordinata?

Il Tax Free Shopping

Si tratta del cosiddetto “Tax Free Shopping”. In pratica, la possibilità di avere rimborsata l’Iva locale durante il soggiorno all’estero. Una misura applicata da circa 50 paesi su 130 (quelli dove vige l’imposizione IVA) e che costituisce per alcuni viaggiatori (es. quelli cinesi) il primo servizio sfruttato quando si viaggia all’estero. Oltre che motivazione principale del proprio viaggio. Parliamo (ma sono stime decisamente conservative) di circa 50 miliardi di euro in Europa. E che vede l’Italia, con circa 8 miliardi, tra le prime destinazioni.

Come funziona?

Sappiamo tutti che una delle componenti importanti di ogni viaggio all’estero riguarda lo shopping. Anzi, per una buona parte dei viaggiatori, costituisce la principale. Immaginiamo un turista americano, cinese o giapponese in giro per fare acquisti in Via Montenapoleone a Milano, Via Condotti a Roma o Via Ruggero Settimo a Palermo. Dopo avere acquistato una borsa, un gioiello o un abito, il visitatore si avvia alla cassa per il pagamento. In quel momento, il negoziante (verificata la nazionalità “extra-europea” del cliente) potrà detassare immediatamente l’IVA (scontandola, cioè, in seduta stante) o emettere una fattura digitale per acquisti superiori a 154,95 euro con i dettagli dell’acquisto e l’importo pagato. Documento che consentirà poi al turista, presentandolo in uno dei tantissimi Tax Refund, di ottenere il rimborso IVA pagato. Il tutto, a condizione che il bene acquistato sia trasportato nel bagaglio personale al di fuori della Comunità Europea (così che l’IVA non debba applicarsi, poiché il bene verrà “consumato” fuori dalla UE).

Ecco un esempio

Facciamo un esempio pratico. Mr Jackie Chan acquista un orologio di 1.000 euro e gli viene consegnata la fattura ed un modulo di Tax Refund, da dove si evince l’importo pagato (1.000 euro) e l’incidenza dell’IVA (circa 180 euro). Avrà quindi pagato l’importo intero, inclusivo di IVA (€ 1,000).  Quando starà per lasciare il paese, Mr Chan presenterà il modulo ad un operatore di sportello Tax Free Refund per il timbro a convalida della esportazione dei beni o potrà inviare il modulo da casa, per avere diritto al rimborso. Semplicissimo.

La misura, emanata dai Governi per potere incoraggiare gli acquisti, permette quindi di avere rimborsata l’IVA sugli acquisti effettuati in viaggio. Un incentivo, quindi, per lo sviluppo del commercio e per potere attrarre turisti internazionali. Praticamente, un acquisto esentasse.

Per richiedere il rimborso

Andiamo oltre. Per potere richiedere il rimborso, il negoziante si rivolge quasi sempre ad alcune agenzie (Tax Refund agencies) che si occupano di rimborsare l’IVA. Si tratta di agenzie intermediarie che garantiscono la regolarità delle procedure, a fronte di una commissione che – a seconda dell’ammontare della transazione e del merchant – arrivano a superare il 30%. Una percentuale altissima sull’importo IVA che spetterebbe interamente al viaggiatore, ma che – in virtù della posizione dominante di un paio di intermediari– rimane alle agenzie. E, in parte, redistribuita (sotto varie forme) ai negozianti.

Simulazione

Ricapitolando. Il turista “extra-europeo” entra in un negozio, effettua il suo acquisto e, spendendo oltre 155 euro, si vede emettere automaticamente un modulo/fattura Tax Free. Ma, anziché richiedere una fattura direttamente dal punto vendita ed avere diritto al rimborso totale dell’IVA, cede il suo credito (firmando il modulo) ad una società intermediaria che ne trattiene buona parte.

L’italia diventerebbe il paese più conveniente

Si riesce ad immaginare cosa si potrebbe fare, anche solo recuperando una parte di questo 30% (stabilendo un tetto massimo, ad esempio, del 5% per le società di intermediazione) e destinandolo ad aumentare il rimborso ai turisti o alla promozione turistica del nostro paese nel mondo? L’Italia diventerebbe il paese più conveniente al mondo dove fare Shopping Tax Free, oltre che il più attrattivo. E tutto a costo zero per lo Stato.

Un grande spreco di risorse che, regolamentandolo e distribuendolo in modo equo, permetterebbe comunque di fare vivere più che dignitosamente le agenzie di intermediazione, i negozianti e tanti altri attori della filiera (che ne godrebbero per l’indotto generato). Parliamo di circa 1,5 miliardo di euro di IVA all’anno a cui lo Stato rinuncia e che potrebbe (senza gravare in alcun modo sui conti pubblici e sulle tasche degli italiani) destinare alla incentivazione dello Shopping Tourism o alla promozione del turismo.

PURCHASED IN ITALY

L’Italia è oggi il terzo mercato al mondo per acquisti Tax Free. Si badi bene, non si tratta necessariamente di acquisti di solo  “Made in Italy” ma di “Purchased in Italy” “(“acquistati in Italia”). Oggi, non serve infatti venire in Italia per trovare prodotti Made in Italy.  Si viene, invece, per acquistare nel nostro paese. E se già una grandissima parte di viaggiatori e turisti usano il “Tax Free”, come motivazione di scelta della destinazione turistica, cosa accadrebbe se tale scelta fosse avvalorata dalla notevole convenienza economica, rispetto ad altre destinazioni?

Una risorsa, quella dei turisti extra europei, inestimabile ed incommensurabile, con grandi prospettive di crescita. E che permetterebbe finalmente di estendere a dismisura la breve stagione turistica delle nostre regioni. Una normativa che il Governo Italiano, con un provvedimento di riforma del Ministero delle Finanze, potrebbe trasformare in grande opportunità. Servirebbe modificare la regolamentazione sui rimborsi Tax Free Shopping, obbligando gli intermediari ad aumentare per legge i rimborsi effettivi rispetto all’Iva dovuta. E versare buona parte di queste risorse (parliamo di circa 450 milioni di euro l’anno) per fare diventare l’Italia il paese più conveniente ed attrattivo al Mondo dove andare a fare Tax Free shopping.

Una revisione, quella del tax free shopping, che porterebbe tanti vantaggi ed un brand – quello del Purchased in Italy – che potrebbe diventare un marchio di fabbrica ed un potente strumento di marketing territoriale.

Oggi, Il tax refund genera infatti un margine solamente per gli operatori estranei alla filiera turistica. Ma, si tratta di un fenomeno economico molto importante per il nostro paese, che cresce ogni anno a doppia cifra grazie allo shopping effettuato dai turisti in tutte le città italiane. E sul quale il turismo potrebbe avere grandi giovamenti. Sia in termini di stagionalità (essendo un attrattore in grado di veicolare interessi 12 mesi l’anno), sia in termini economici (a maggior ragione incentivando la filiera turistica). Secondo i dati di “Global Blue” (società leader per i rimborsi del tax free), gli scontrini medi dei turisti provenienti da paesi extra-UE sarebbero di circa € 985 (addirittura € 1.152 a Palermo, normalmente non percepita come tradizionale meta shopping).

Un interessante novità è rappresentata oggi da una piattaforma digitale, STAMP, che – grazie ad un semplicissimo software installato nei negozi- permette di detrarre l’intera IVA al momento del pagamento, bypassando l’intermediazione di quelle agenzie che oggi riducono sensibilmente quel 22% di IVA, rendendo meno interessante gli acquisti. Un sistema che faciliterebbe quel 65% di potenziali acquisti tax-free che oggi non usufruiscono delle agevolazioni per via della relativa complessità delle procedure.

Una revisione del Tax Free Shopping non costerebbe nulla allo Stato, trattandosi di IVA cui ha già rinunciato, ma renderebbe il nostro paese il più conveniente al mondo dove fare acquisti. Permetterebbe di intercettare lo shopping tourism, ancora oggi sottovalutato nonostante l’UNWTO (Organizzazione mondiale del turismo) lo ritenga una componente essenziale della catena turistica. Oltre che fattore determinante per la scelta di una destinazione. Un tipo di turista, lo shopping  tourist, che oltre ad avere buona propensione di spesa, appare maggiormente aperto a vivere il territorio. E un obiettivo che la Sicilia, regione nella quale il Tax Free Shopping è cresciuto nel 2019 di oltre il 53% (rispetto all’anno precedente), non può assolutamente permettersi di sottovalutare, ma che dovrebbe invece incentivare e rendere prioritario.

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