Editoriali
Trascuratezza emotiva. I consigli per evitare la solitudine
Mi ha molto colpito nei giorni scorsi una intervista rilasciata alla testata on line Newsicilia.it, da uno psicologo catanese, Davide Ferlito, a proposito dell’assenza dei genitori. I figli avvertono subito il fatto di passare tante ore lontano dall’effetto materno e a lungo andare ne risentono. La trascuratezza emotiva, così come la violenza fisica, è una forma di abuso. Se la seconda è visibile e immediatamente percepibile all’occhio, la prima non lo è, ma chi ne soffre, nutre dentro del malessere che si può manifestare in svariate forme, sostiene l’esperto. I bambini hanno bisogno che i propri genitori si prendano cura di loro non solo a livello materiale, ma anche e soprattutto emotivo, fattore direttamente connesso con il processo di costruzione dell’identità. “Attraverso il sostegno emotivo, imparerà a identificare se stesso come singolo individuo, a relazionarsi con il mondo esterno e a esplorare l’ambiente con sicurezza. Ciò, di conseguenza, ha una ricaduta positiva su autostima, autoefficacia, senso di autonomia ed empatia. L’assenza delle cure emotive, invece, comporterà lo sviluppo di un consistente senso di inadeguatezza, la sensazione di non meritarsi di essere amati e la percezione dell’ambiente esterno come qualcosa di ostile e pericoloso. I disagi, spiega il dottor Ferlito, che si manifestano sin da piccolissimi spesso si trascinano e hanno anche ripercussioni sulla vita adulta della persona. Crescendo la persona trascurata emotivamente potrà sviluppare delle vere e proprie psicopatologie, come disturbi d’ansia o di natura depressiva. Le mancanze dei genitori, inoltre, andranno a inficiare l’autostima e l’autoefficacia del soggetto. Si tratterà, infatti, di un adulto che avrà difficoltà nel relazionarsi con il mondo esterno, temendo di essere abbandonato, giudicato o rifiutato dagli altri, e vivendo i rapporti con quest’ultimi come fonte d’ansia. Verrà meno, di conseguenza, la possibilità di creare rapporti di coppia soddisfacenti e duraturi. Questo tipo di malessere non è facile da riscontrare subito, anche perché non ci sono dei sintomi ben precisi, ma è importante osservare il comportamento del bambino. Potrebbero emergere ansie e insicurezze del piccolo o, al contrario, atteggiamenti problematici come iperattività o tendenze oppositive-provocatorie, non collegabili a specifici eventi – conclude il dottor Ferlito. Nel caso in cui si evidenzino tali situazioni occorre richiedere un consulto da uno psicoterapeuta che, dopo aver compreso l’origine del problema, si prenda cura dell’intera famiglia e non solo del piccolo, in quanto il disagio di quest’ultimo coinvolge l’intero sistema familiare”. Fin qui la lunga intervista rilasciata dall’esperto ai colleghi della testata giornalistica. Mi è sembrato interessante sensibilizzare l’opinione pubblica sulle psicopatologie nascoste, ovvero tutti quei sintomi che molto spesso vengono trascurati dai grandi ma che dovrebbero fare scattare veri e propri campanelli d’allarme prima che sia troppo tardi.