Editoriali
Il silenzio surreale della famiglia
Ci sono aspetti della vita quotidiana che ormai stanno diventano routine e noi genitori a volte non ci facciamo più caso. Permettiamo ai nostri figli di maneggiare il telefonino mentre pranziamo; noi molto spesso teniamo il televisore accesso sul telegiornale perché magari non ci sono altri momenti della giornata per vederlo. Di fronte a tanti rumori che si innestano inesorabilmente tra gli esseri umani paradossalmente vince il silenzio. Il silenzio di una famiglia che non comunica più. Tempo fa mi ha colpito la lettera di un lettore di Repubblica, Adriano Verlato, scritta al noto giornalista Corrado Augias nella rubrica “Lettere e commenti” dal titolo: “Troppo smartphone nella nostra vita” la riporto testualmente avendo citato appunto la fonte: “Gentile Augias, … non sopporto più la vista di legioni di ragazzi e ragazze con la testa china sullo smartphone a tutte le ore del giorno e in tutte le situazioni. Mi rammarica il fatto che uno strumento così prezioso, per tanti versi, sia diventato, come capita con tutti gli eccessi, una pericolosa assuefazione. Gruppi di giovanetti, giovanotti e ragazzine tuffati ognuno su quell’oggetto come se, al suo interno, ci fosse il senso della vita. E chiacchierare, scambiarsi qualche sciocchezza, conversare? Tutto finito? Quello che mi sorprende è che, anche se in compagnia, c’è quell’impulso a picchettare sullo schermo, di fatto isolandosi. Anche singole persone, a piedi, marciano con auricolari e strumenti in mano. Mi chiedo se questi concittadini, una volta a scuola o al lavoro, vivranno la loro giornata con l’occhio ancora sullo schermo e quali ne saranno le conseguenze sotto tanti punti di vista”. Ecco la risposta di Corrado Augias: “…a quei giovani chini sull’apparecchietto dobbiamo abituarci perché l’avvenire è dalla loro parte, non certo dalla parte di chi è cresciuto circondato dalla carta. Vuol dire che libri e giornali come li conosciamo scompariranno? Quello che potrà accadere da qui a diciamo un secolo nessuno oggi può saperlo. Secondo una ragionevole previsione, che condivido, carta e schermi coesisteranno con la carta sempre più ristretta ad una cerchia di persone con particolari esigenze. Potremmo dire una élite”. Ma il problema non è soltanto a tavola in famiglia è anche fuori. Le persone non scambiano più due chiacchiere come si faceva una volta su un autobus urbano o su un treno. Tutto fiondati dentro gli schermi dei telefonini. E’ raro vedere qualcuno con un libro o un giornale in mano. Chissà se riusciremo mai a ritrovare il giusto equilibrio fra mondo virtuale e reale.