Editoriali

“Non fate entrare sconosciuti in casa!”

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Fareste entrare degli sconosciuti in casa? E allora perché permettete ai vostri figli di navigare con il telefonino in solitudine, incontrando migliaia di sconosciuti? Questo è l’interrogativo che tutti i genitori dovrebbero porsi, su invito di don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione Meter, che da 32 anni va alla ricerca in rete degli “orchi” che adescano minori. “Non lasciamoli soli” è l’appello, dopo il recente suicidio di una bambina di 10 anni di Palermo, vittima di un orrido e perverso meccanismo mortale che corre sui social, generato solo da menti malate. In un articolo del quotidiano Avvenire, si sogna un “supercomputer” capace di fare sparire il male da Internet, almeno agli occhi dei minori. Ma al momento nessun algoritmo (come hanno ammesso i gestori dei social) è in grado di fermare il male in maniera soddisfacente. Oggi più di prima  è indispensabile la collaborazione di utenti che segnalino violazioni e contenuti inappropriati. YouTube Kids è destinato ai minori di 12 anni ci ha pensato da tempo a proteggere i minori; gli amministratori delle pagine spesso  assistono al caricamento di contenuti inaccettabili, addirittura vengono doppiate le voci dei cartoni animati famosi. I genitori hanno dunque un ruolo fondamentale nel dare per primi l’esempio a non rimanere incollati ai social. L’effetto mirroring è sempre in agguato con i figli; econdo il Global Digital Report del 2019, gli italiani trascorrono quotidianamente in media un’ora e 46 minuti sui social. “Se i figli ci vedono con la testa sempre china sullo smartphone saremo poco credibili quando vorremo limitarne l’uso. Occorre poi trovare dei momenti “social-free”: l’ora dei pasti, dopo cena. La notte i cellulari di tutti andrebbero caricati fuori dalle camere da letto. E poi: una grandissima parte dei video che circolano su Tik Tok ritraggono genitori insieme ai figli, balletti e moine tutto compreso. Diamoci un taglio per primi noi adulti”, scrive la giornalista Antonella Mariani. E se da un lato i genitori dovrebbero essere più vigili, dall’altro la politica avrebbe dovuto modificare il limite che vige negli Stati Uniti e che è rimasto intatto anche in Italia, cioè quello dei 13 anni, età necessaria per aprire un profilo sul sociale TikTok. Nel 2015 fu presentata una istanza di elevare a 16 anni il limite ma nessuno ha portato in Parlamento questa proposta per essere approvata. Iniziativa degna di rilievo è quella del Garante della privacy, che lo scorso mese di dicembre ha aperto un procedimento nei confronti di TikTok per scarsa attenzione al trattamento dati dei minori. La conseguenza si è vista il 13 gennaio scorso quando  tutti i profili su TikTok di utenti con età compresa tra 13 e 15 anni sono diventati di default “privati”, non  saranno più visibili a chiunque, ma solo agli amici. E dopo la morte della piccola palermitana,  con una procedura d’urgenza, lo stesso Garante ha disposto nei confronti della piattaforma il blocco immediato dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica

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