

Arianna Scinardo
VENEZIA 81 – La Santa Sede alla Mostra
“La Santa Sede” – riflette Pietrangelo Buttafuoco – “ci dà l’esempio di un impegno in cui l’arte incontra il contenuto più profondo, sconvolgente e disarmante: il carcere, fugacemente interpretato come remoto e lontano, diventa bacino di raccolta. E soprattutto ci predispone ad avere un atteggiamento di pura e doverosa poesia: l’atto della creazione che è la misericordia per eccellenza. I miei occhi sono gli occhi degli altri: il nostro vissuto quotidiano è determinato dal transito obbligato del fotogramma che diventa parte attiva nella nostra memoria“.
Un incontro in cui riecheggia la storica visita di Papa Francesco, che lo scorso 28 aprile ha visitato il Padiglione, primo Pontefice della storia alla Biennale di Venezia. “Quando il Papa ha incontrato le detenute” – ricorda Tolentino “ha portato un abbraccio, una parola di consolazione, un messaggio di incoraggiamento. Ma anche la metafora della ‘città rifugio’ così come la leggiamo nell’antica tradizione biblica, ovvero un luogo dove la violenza cessa e prendiamo coscienza del limite della centralità umana. La Santa Sede alla Biennale vuole essere una città rifugio, una sorta di parabola da riproporre in ogni ambito, dalla politica all’economia, con la missione di cercare l’umanità, il senso, la bellezza, la fede“.
Una presenza che trova sintesi proprio in quel titolo, “Con i miei occhi”: “Il guardare è ovvio” – dice Buttafuoco – “ma il saper vedere è un passaggio ulteriore. Così come è più importante ascoltare anziché essere ascoltati, è più difficile vedere che essere guardati, amare che essere amati. ‘Con i miei occhi’ è una frase da capovolgere: mi ha colpito vedere la sequenza delle bandiere sul Palazzo del Cinema, qualcosa che spiega meglio di ogni propaganda il senso stesso dell’inevitabile poesia. Infatti, le due bandiere oggi nemiche sembrano baciarsi, spinte dal vento. La Biennale, una gara d’eccellenza dopo i saggi, i poeti, gli artisti dialogano e si incontrano, può promettere un futuro in cui fare passo avanti nella profondità del cuore”.
Tolentino ringrazia il Ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria senza cui “non sarebbe stato possibile il progetto” e i due curatori, Bruno Racine (“Il Papa ci chiede attenzione verso le persone che la società non vuol vedere”) e Chiara Parisi (“In Dovecote c’è l’esigenza di preservare la memoria, un’esperienza fisica in cui il corpo è messo alla prova all’interno di uno spazio chiuso”), che, oltre a Marco Perego (e Zoe Saldana, protagonista del film), hanno coinvolto “una costellazione di artisti molto diversi tra loro” (Maurizio Cattelan, Bintou Dembélé, Simone Fattal, Claire Fontaine, Sonia Gomes, Corita Kent, Claire Tabouret). “I curatori” – dice Tolentino – “hanno visto nella metafora dello sguardo disarmato, senza filtri e dispositivi, la responsabilità di vedere coi propri occhi il volto dell’altro. Partiamo dalle storie delle detenute per abitare l’arte, esercitare lo stupore di essere lì: l’arte non deve essere fine a se stessa, deve puntare a una dimensione trascendente e di speranza, trasformando il nostro sguardo“.
Ed è la proiezione di “Dovecote“, alla presenza del regista Perego, a impreziosire l’incontro: “Un’esperienza incredibile” – spiega – “che mi ha permesso di conoscere la vulnerabilità delle detenute. La cosa fondamentale del film è l’essenza di essere visti. E sottolineare il valore della libertà anche attraverso le differenti scelte di regia tra esterni e interni“.
E mons. Davide Milani, che come presidente dell’Ente dello Spettacolo ha collaborato alla realizzazione di Dovecote: “È un evento straordinario quello realizzato: Fondazione Ente dello Spettacolo, protagonista alla mostra internazionale di arte cinematografica di Venezia, ha consentito a due esperienze della chiesa nella Biennale di Venezia di entrare in profonda sintonia e contaminarsi. Come accade nel film “Dovecote” dobbiamo individuare e attraversare la feritoia che dalla superficie delle cose ci permette di entrare nel cuore, nel senso del reale, quel punto d’accesso – singolare per ciascuno – che ci consente di entrare in dialogo con gli altri, con quanto ci circonda. Abbiamo bisogno di assumere un punto di vista preciso e personale sulla realtà che ci circonda. E come in lungo piano sequenza dobbiamo attraversare l’esperienza umana sapendo vedere, ascoltare, incontrare tutti intorno a noi ma sapendo sempre chi seguire con precisione. Solo così si potrà fare esperienza autentica del reale, oltre le rappresentazioni, oltre alla logica delle semplificazioni o dell’omologazione”.
E proprio su Dovecote non ha mancato di esprimere apprezzamento anche Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra: “Un film di grande valore diretto da un rinomato artista internazionale che coltiva una straordinaria passione per il cinema. Non mi aspettavo che realizzasse un’operazione così straordinaria, non il solito documentario sul carcere ma un lavoro di profonda intensità. Ringrazio la Fondazione Ente dello Spettacolo che arricchisce la Mostra alimentando incontri e dibattiti e seguendo la programmazione dei film con grande attenzione. E sottolineo l’importanza del Padiglione della Santa Sede alla Biennale Arte, non solo per la scelta di un posto dal significato straordinario ma soprattutto per i contenuti che veicola”.
Arianna Scinardo
Braga e Bossi autori delle musiche de: “L’abbaglio”

Prossimamente sarà disponibile in digitale la colonna sonora originale, a firma di Michele Braga ed Emanuele BossiI, di “L’ABBAGLIO” (edita da Edizioni Curci), il nuovo film di Roberto Andò, che arriva nelle sale italiane dal 16 gennaio distribuito da 01 Distribution.
“L’Abbaglio” si colloca sul crinale di due mondi musicali ben distinti: da un lato, l’attesa di un destino epico che deve compiersi nella spedizione dei Mille; dall’altro, il tono meno serio e a tratti divertente incarnato dai due disertori che, loro malgrado, finiranno per aiutare il generale Orsini nell’impresa. Sullo sfondo, la Sicilia con tutte le sue meraviglie e contraddizioni musicali, a fare da cornice.
«Oltre ad esserci ispirati alla musica propria del periodo (e quindi chi altri se non Verdi!), abbiamo cercato una “voce narrante” originale, che legasse il racconto senza essere di parte, cercando un’epicità laica, senza celebrazioni – dichiarano Michele Braga ed Emanuele Bossi – Poter scrivere musica per grande orchestra, eseguirla e registrarla in uno dei luoghi simbolo della musica in Italia (la sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica – Ennio Morricone) è stata una rara opportunità che ci ha lusingato e che abbiamo colto con entusiasmo».
“L’Abbaglio” di Roberto Andò è una produzione TRAMP LTD e BIBI FILM con RAI CINEMA e MEDUSA FILM, in collaborazione con Netflix. Nel film gli attori, Toni Servillo, Salvo Ficarra e Valentino Picone.
Arianna Scinardo
Il gioco della verità

A ridosso dell’anniversario della scomparsa di Mariangela Melato, l’11 gennaio 2013, Rai Cultura propone, l’episodio a lei dedicato della serie “Illuminate”, prodotta da Anele, che racconta le storie di quattro eccellenze femminili italiane, in onda venerdì 10 gennaio 2025 alle 23.10 su Rai Storia. In “Mariangela Melato. Il Gioco della Verità” diretto da Marco Spagnoli, Elena Sofia Ricci andrà nel posto dove, negli anni ’80, incontrò per la prima volta la grande attrice milanese, una cantina nel Quartiere Monti di Roma, un piccolo teatro off che Mariangela, già famosa, frequentava in mezzo a giovani attori, facendo con loro il gioco della verità.
Elena Sofia Ricci
Da qui partirà Elena Sofia Ricci per scoprire qualcosa di più su una delle più grandi attrici di sempre, insieme alle persone che l’hanno conosciuta bene, continuando quel gioco della verità che aveva iniziato con lei, e cercando di carpire da ciascuno il proprio pezzo di verità su Mariangela.
Tra i numerosi testimoni che daranno un prezioso contributo al racconto di questa grande icona del cinema e del teatro italiano, la sorella Anna Melato, Renzo Arbore, Pupi Avati, Gabriele Lavia, Massimo Ranieri, Lina Wertmüller, Luca Barbareschi, Annabella Cerliani, Felice Laudadio, Giampiero Solari, Renato Scarpa e l’amica e assistente Giovanna Guida. Il docu-film “Mariangela Melato. Il Gioco della Verità” è scritto da Marco Dell’Omo con la collaborazione di Marco Spagnoli e diretto da Marco Spagnoli.
Arianna Scinardo
Cineclub Scienza a Roma dal 15 gennaio

Dal 15 gennaio al 9 aprile 2025 al Teatro Palladium di Roma, con “Cineclub Scienza – Al Cinema con i Ricercatori e le Ricercatrici”, la scienza incontra il grande schermo per esplorare i temi cruciali della contemporaneità: cambiamenti climatici, biodiversità, intelligenza artificiale e conflitti ambientali raccontati attraverso quattro proiezioni cinematografiche, seguite da dialoghi con ricercatori, esperti e moderatori d’eccezione per un nuovo format che sul palco del teatro dell’Università Roma Tre prosegue l’indagine sul presente attraverso il confronto tra discipline, arti e linguaggi.
Questioni centrali nel dibattito pubblico, come la crisi climatica, il rapporto uomo-natura e le implicazioni etiche delle nuove tecnologie, vengono affrontate attraverso alcune delle pellicole più significative degli ultimi anni, con una visione multidisciplinare che – oltre alle proiezioni – vede in dialogo scienziati e pubblico per decodificare, attraverso la lente della ricerca, le ansie e le speranze del presente.
I film
Si parte il 15 gennaio 2025, ore 19:45 con “The Imitation Game“, pellicola del 2014 di Morten Tyldum, la storia del matematico Alan Turing che durante la Seconda Guerra Mondiale decifrò il codice Enigma: un equilibrio tra scienza, politica e dilemmi morali che interroga anche il presente. Fino a che punto può spingersi il potere scientifico? Ospiti: Mario De Caro (Roma Tre), Matteo Santandrea (Roma Tre), Roberta Vigni (ISPRA),moderatore il giornalista Marco Gisotti.
Si prosegue il 12 febbraio 2025 con una riflessione su conflitti ambientali, attivismo e resistenza, dove la natura diventa protagonista di una battaglia globale per il futuro: “La donna elettrica“, diretto da Benedikt Erlingsson nel 2018. Ospiti: Avv. Paola Bevere, Valeria Frittelloni (ISPRA), Prof. Giacomo Ravesi (Roma Tre), moderatore il giornalista Stefano Liberti.
Il 12 marzo “Il male non e siste“, un film del 2023 diretto da Ryūsuke Hamaguchi, ci offre uno spaccato sulle relazioni umane e naturali: nel bosco di Mizubiki, l’arrivo di una multinazionale minaccia l’equilibrio di una piccola comunità. Ospiti: Prof.ssa Ivelise Perniola (Roma Tre), Lorenzo Ciccarese (ISPRA), moderatore Giulio Carcani (ISPRA).
“Il sale della Terra“, un film diretto da Wim Wenders e da Juliano Ribeiro Salgado, in programma il 9 aprile 2025, chiude Cineclub Scienza offrendo l’emozionante ritratto del fotografo Sebastiao Salgado che, in quarant’anni di lavoro, ha raccontato la bellezza del mondo e la sua distruzione ad opera dell’uomo. Ospiti: Edwige Pezzulli (INAF), Daniele Spizzichino (ISPRA), Prof. Elio Ugenti (Roma Tre).
Cineclub Scienza – Al Cinema con i Ricercatori e le Ricercatrici è un’iniziativa di ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo di Roma Tre e Fondazione Teatro Palladium, con il contributo del Network Nazionale Biodiversità e il patrocinio morale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
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