Cultura
“E’ già mattina” di Alberto Samonà al carcere Malaspina
“Un libro ben scelto ti salva da qualunque cosa, anche da te stesso” scriveva Pennac e proprio da questa citazione è partito, nel 2013, il progetto “Ora tu cuntu“, iniziativa dell’Istituto Penale per Minorenni, il Malaspina, realizzato in collaborazione con la Biblioteca interna e con il Liceo Linguistico Statale Ninni Cassarà di Palermo.
Durante l’appuntamento del 24 maggio si è presentato il libro “È già mattina“, storia di Alessandrina la bambina che visse due volte” del nostro direttore responsabile, il giornalista e scrittore Alberto Samonà.
L’intento, come ci dice nella video intervista il direttore dell’Istituto, Clara Pangaro, è quello di far conoscere ai ragazzi ospiti della struttura la città di Palermo, la sua storia, i suoi peculiari aneddoti attraverso l’incontro con scrittori che hanno pubblicato libri a tema.
Il progetto, e soprattutto l’efficacia che si registra attraverso i giovani, è frutto di una comunione d’intenti e di volontà comuni, investite sul concetto di “cultura come libertà“, svincolo possibile dai fantasmi del passato e, soprattutto, dalla paura del futuro.
“L’Istituto da anni ha realizzato una Biblioteca – ci dice Myriam Barrale, funzionario della Professionalità Pedagogica – che permette ai ragazzi non solo di conoscere storie e riflettere ma anche di imparare a distinguere i generi letterari e di catalogare i volumi“.
Il libro
Protagonista nel libro di Alberto Samonà, al confine tra saggio storico e al tempo stesso romanzo, è Alessandrina, bambina ricordata come “presunto caso di reincarnazione“.
Siamo nei primi anni del ‘900 e, tra gli ambienti degli intellettuali dell’epoca, in un’antica famiglia siciliana nasce Alessandrina, incredibilmente identica a una sorellina morta a cinque anni, con la quale la bambina ha in comune tratti somatici, ricordi d’infanzia e abitudini.
La piccola, una volta cresciuta, manifesta anche straordinarie facoltà di sensitiva, delle quali restano numerose testimonianze.
A far da cornice ai fatti narrati, il quadro di una Sicilia che non c’è più, travolta dalla modernità e consegnata all’oblio, con sullo sfondo i fasti, le passioni e la decadenza dell’aristocrazia palermitana di fronte ai cambiamenti della società.
La vicenda è forse lo specchio stesso della Sicilia, perché ne interpreta lo spirito e il sentimento più profondo, che va al di là del tempo, attraversando epoche, generazioni e circostanze.
Momenti, che come le stagioni sembrano passare, ma che ritornano, pur sotto sembianze apparentemente mutate. E così, fra i ricordi andati della bella epoque, un “soffio antico aleggia ancora fra le pieghe di Palermo, come un alito di vento senza tempo che, solitario, prosegue nel suo viaggio eterno“.
All’incontro hanno partecipato i ragazzi detenuti nell’istituto penale minorile, gli studenti di una classe dell’Istituto Ninni Cassarà e i ragazzi del Centro diurno Polifunzionale, diretto da Michelangelo Capitano. (Fonte: www.ilsicilia.it)