Cinema
Salina Doc Fest
La conferenza stampa di apertura della decima edizione del Salina Doc Fest. Sul palco, a fare gli onori di casa il direttore della sede Sicilia del Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo, Ivan Scinardo, il direttore artistico del festival Giovanna Taviani, il direttore della sede siciliana della Rai, Salvatore Cusimano, il direttore dell’Ufficio speciale per il cinema e l’audiovisivo della Regione siciliana, Alessandro Rais, Ivo Basile dell’azienda Tasca D’Almerita.
Musica e cinema si intrecciano in una kermesse inedita, per celebrare il decennale del festival del documentario narrativo fondato da Giovanna Taviani nel 2007. Con un programma in cui i suoni e i colori del sud, da Napoli a Palermo, fino alle coste dell’Africa, sono protagonisti. Un modo nuovo di guardare al dramma che il nostro mare sta attraversando ormai da anni, raccontando una storia diversa, di libertà e emancipazione, che nel suo farsi ci catapulta già nel futuro.
«Avevamo chiuso la scorsa edizione parlando di ‘Conflitti e Periferie’ » ricorda Giovanna Taviani «Avevamo ancora negli occhi le immagini rotte e interrotte della guerra in Siria, quando il conflitto siriano si è fatto insostenibile e dal Parlamento europeo di Bruxelles, dove il Salinadocfest è stato ospite a Novembre scorso con A Syrian love story, è partito un appello all’Europa per una soluzione al conflitto in Medio Oriente. Negli stessi giorni al Bataclan di Parigi decine di giovani morivano dentro un locale notturno, e qualche mese dopo, nel cuore di Bruxelles, altri giovani, perduti nel deserto del benessere occidentale, facevano altre scelte e optavano per la strada dell’odio. È a quel punto che il nostro immaginario ha detto basta e ha fatto scattare quel freno d’emergenza di benjaminiana memoria che, ieri come oggi, agisce nei momenti importanti del treno della Storia. Se il cinema, la letteratura hanno la forza profetica di anticipare il futuro, proviamo a capovolgere l’orizzonte con la forza del documentario, e a postulare, dietro la catena di rovine e distruzione, un diverso scenario possibile. Ecco allora il tema Madre Mediterraneo / L’Altro Mediterraneo, ad indicare un nuovo pensiero utopico, folle e antagonista, che dice altro e rimanda ad altro, come in quell’isola dell’Utopia di Tommaso Moro, di cui oggi, insieme all’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, celebriamo i cinquecento anni. Non possiamo più stare a guardare. Dobbiamo testimoniare.»