Editoriali

Risonanza emotiva, una parola effetto

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Nei giorni scorsi ho assisto a una intervista trasmessa da La 7, al filosofo Umberto Galimberti. Mi ha colpito la frase “risonanza emotiva”. “Ormai, oltre all’abbassamento culturale c’è anche un abbassamento emotivo, ha dichiarato Galimberti.  I ragazzi crescono senza una risonanza emotiva che vuol dire “sentire“, prima di mettere in moto la ragione, sentire cos’è bene e cos’è male, ciò che è grave e quello che grave non è. Senza risonanza emotiva tu hai degli psicopatici, cioè ciò che ha una psiche apatica rispetto a ciò che accade con i loro comportamenti. La risonanza emotiva nasce con l’empatia, ha continuato il filosofo, quella che abbiamo appena nati e si perde quando madre e padre non la incoraggiano. Quando si insegnano i valori della forza invece della sensibilità, l’empatia si perde. La si può recuperare negli anni della scuola materna, nei primi anni della scuola elementare, poi non più”. Sono parole che fanno molto riflettere, pronunciate dall’autore di un interessante libro riportate spesso in questa rubrica: “L’ospite inquietante, il nichilismo dei giovani”.  Il nichilismo, sostiene Galimberti, è la negazione di ogni valore, è anche quello che Nietzsche chiama “il più inquietante fra tutti gli ospiti”. Si è nel mondo della tecnica e la tecnica non tende a uno scopo, non produce senso, non svela verità. Chi più sconta la sostanziale assenza di futuro che modella l’età della tecnica sono i giovani, contagiati da una progressiva e sempre più profonda insicurezza, condannati a una deriva dell’esistere che coincide con il loro assistere allo scorrere della vita in terza persona. I giovani rischiano di vivere parcheggiati nella terra di nessuno dove la famiglia e la scuola non “lavorano” più, dove il tempo è vuoto e non esiste più un “noi” motivazionale”. Fin qui la sinossi del libro. Secondo un noto psicologo, il periodo della pandemia ha lasciato disagi importanti tra i giovani e la mancanza di socializzazione, di sport e della routine quotidiana, ha provocato un profondo malessere in un’età già di per sé. Molti infatti sono i ragazzi, soprattutto all’interno del mondo della scuola ma anche universitario, che manifestano comportamenti di isolamento ed eccessiva ansia, perfino di depressione. Dopo la pandemia, è cresciuto un forte disagio che interessa in particolare i giovani che si sono visti catapultati in una dimensione straordinaria che li ha allontanati da momenti di socializzazione e dall’attività sportiva. Naturali conseguenze sono state l’isolamento e la solitudine. I campanelli d’allarme ci sono tutti spesso la società civile tende a sottovalutare il fenomeno, che si acuisce sempre più con manifestazioni di rabbia e violenza. E di questi giorni la notizia di un ragazzino accerchiato da un branco di teppisti, in peno centro a Palermo e picchiato selvaggiamente senza alcun motivo. Non si può spiegare tutto questo con la noia e la voglia di scaraventare sui social ogni atto deplorevole!

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