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Cultura

Regeni, anche i Ragazzi Sindaci si costituiscono

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 Alla notizia dell’avvio del processo ai torturatori di Giulio Regeni  , i Ragazzi Sindaci, a firma del Coordinatore, preside Giuseppe Adernò, hanno scritto una lettera al Presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, dichiarando di volersi costituire  “moralmente” parte civile nel processo a sostegno della verità e della giustizia.

Nella lettera viene illustrata la motivazione  di  vicinanza e di sentito coinvolgimento dei Ragazzi Sindaci  in considerazione del fatto che Giulio Regeni nel triennio 2001-2003 è stato Sindaco dei Ragazzi di Fiumicello, in provincia di Udine, e questa esperienza d’impegno civile l’ha formato a quella serietà e coerenza, che hanno caratterizzato il suo operare, fino alla tragica fine, come si evince dalle indagini della Procura di Roma.

Il racconto dei testimoni e le atroci torture subite dal giovane ricercatore suscitano sentimenti di rabbia e attivano il grande desiderio di giustizia e di verità.

Già dal 25 gennaio del 2016, quando si è appresa la notizia della morte di Giulio Regeni, i ragazzi del CCR dell’Istituto “Parini” con la guida delle professoresse Graziella Buscemi, e Loredana Raudino hanno fatto una ricerca su Giulio ed hanno preparato delle riflessioni e messaggi sull’impegno sociale di Giulio, maturato anche grazie all’esperienza  vissuta come  “Sindaco dei Ragazzi”, palestra di democrazia e di partecipazione attiva e responsabile nella costante ricerca del bene comune.

Il suo nome viene ricordato in tutti i convegni dei Consigli dei Ragazzi e nelle celebrazioni del 10 dicembre a ricordo della Dichiarazioni  universale dei Diritti dell’uomo,  Giulio viene presentato come modello da imitare.

I Ragazzi Sindaci, nel ricordo di Giulio,  si sentono coinvolti nella  lezione d’impegno civile da seguire,  e rinvolgono un messaggio di solidarietà e di vicinanza ai cari Genitori, che da cinque anni e otto mesi affrontano con ammirevole coraggio e forza il difficile cammino verso la verità

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Cultura

I 165 anni di JOHN DEWEY 

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L’Istituto JOHN DEWEY  ricorda il 165 anniversario del grande  filosofo e pedagogista

Il 20 ottobre si ricordano i 165 anni dalla nascita di John Dewey,  a Burlington, nello stato del Vermont, ancora oggi riconosciuto come uno dei più importanti intellettuali statunitensi del suo tempo, eclettico e influente.

Ricordare la sua data di nascita (1859) significa fare memoria della lezione di pedagogia attiva che qualifica l’apprendimento degli studenti, i quali “imparano facendo”.

Nel volume “Il mio credo pedagogico” (1897) John Dewey propone il modello della “scuola-laboratorio” e della “scuola attiva”, adottato dalla scuola montessoriana, che mette al centro l’alunno,  il quale  forma la sua personalità anche attraverso l’occupazione in lavori manuali, con l’aiuto dell’insegnante e interagendo coi compagni.

Di tutto il tempo che si trascorre a scuola, delle tante ore di lezione impartite dagli insegnanti, agli alunni rimane il 20% di ciò che si sente; il 30% di ciò che si vede, con l’apporto delle immagini e delle nuove tecnologie; il 50% di ciò che si fa, adottando la proposta pedagogica di Dewey attraverso il “learning by doing”.

Il fare dà concretezza al sapere e consolida l’apprendimento e quando si lavora in gruppo,  adottando il “cooperative learning”,  si arriva all’80% di apprendimento efficace

John Dewey, nel contesto di una società in mutamento, comprese che l’educazione per la garanzia per crescita umana e sociale e, per venire incontro ai ragazzi dei quartieri poveri di Chicago  trasformo la classe in “laboratorio”.

Scompaiono i banchi, con le loro postazioni individuali, sostituiti da tavoli per il lavoro collettivo, scompaiono le materie di studio, sostituite da attività che nascono dagli interessi degli alunni e ne motivano l’approfondimento e la ricerca.

Il maestro scende dalla cattedra, e si fa facilitatore degli apprendimenti degli alunni “guardando tutti e osservando ciascuno” e dalla lezione tradizionale, trasmissiva di contenuti e di regole, si passa all’aula laboratorio, nella quale gli studenti imparano “vedendo fare” e mettono in azione gli apprendimenti divenendo essi stessi protagonisti del “saper fare” attori e costruttori di manufatti che documentano quanto appreso,  e con soddisfazione  vedono realizzato un prodotto da essi stessi costruito, potenziando l’autostima e l’impegno a crescere e migliorare nello sviluppo di nuove abilità che, ben esercitate, diventeranno competenze.

La classe diventa una piccola comunità, società embrionale, dove si imparano non nozioni astratte, ma cose concrete che si vedono e si fanno.

Le attività pratiche sono svincolate dalla pressione economica e diventano espressione della capacità e dell’intelligenza sociale che matura in ogni studente.

La trasmissione dei saperi, l’incontro con le conoscenze, si completa con il “saper fare”, espressione visibile di un apprendimento efficace, che contribuisce alla modifica del comportamento dello studente nel modo di pensare, sentire e agire,

 orientato al “saper essere” del domani della scuola, nell’orizzonte della formazione integrale della singola persona e del futuro cittadino.

John Dewey ha insegnato a considerare la scuola come “il luogo per sperimentare l’agire dell’individuo, il suo relazionarsi con gli altri” e l’educazione viene orientata “nella prospettiva del bene comune e quindi della democrazia”.

La scuola diventa altresì “laboratorio di democrazia”, dove si realizzano anche progetti di partecipazione attiva da parte degli studenti, mediante il “Consiglio Comunale dei ragazzi” nella scuola-piccola città, società democratica embrionale, palestra di democrazia e di cittadinanza attiva, luogo privilegiato di sviluppo sociale in direzione democratica.

Scuola senza classi”, “Scuola senza zaino” sono le formule dell’innovazione che le tre scuole d’Italia, intitolate a John Dewey, hanno attivato a Catania, a Torino e a San Martino in Pensilis, in provincia di Campobasso, come “scuola del pensiero intelligente”, “scuola progressiva”

L’aver intitolato l’Istituto al grande pedagogista americano testimonia la condivisione e la scelta di un metodo e se ne colgono costantemente i benefici, registrando i positivi risultati conseguiti dagli studenti.

È in cantiere presso l’Università di Catania l’organizzazione di un convegno per celebrare l’evento del 165° anniversario di John Dewey.

Giuseppe Adernò

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Cultura

Concorso Nicholas Green 2024

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 CONCORSO “NICHOLAS GREEN” 2024

Premiazione all’Istituto Cannizzaro nel trentesimo anniversario

   el gesto ha commosso l’Italia e ha determinato un vero effetto Nicholas che ha segnato un forte sviluppo alla diffusione della cultura della donazione degli organi In Italia e negli anni successivi all’uccisione di Nicholas i tassi di donazione di organi in Italia sono triplicati, come in nessun altro Paese al mondo. La Regione siciliana con la Legge 15/95, ha promosso , infatti, un concorso, assegnando dei premi in denaro alle  scuole delle  nove provincie dell’Isola, al fine di diffondere tra i giovani puntuali informazioni sulla donazione La cultura della donazione passa anche attraverso l’annuale concorso che coinvolge gli studenti a riflettere e maturare una particolare sensibilità alla cultura del dono . Tra gli studenti che hanno partecipato al concorso, si registra un reale mutamento nel modo di pensare e di sentire il problema della donazione degli organi e ciascuno diventa “alfiere” di un così nobile valore sociale e culturale, annotando il “Si” o il “Non so” nella carta di identità, così da poter essere dei potenziali donatori.

La commissione provinciale, composta dall’Avv. Salvatrice Feccia, Presidente regionale AIDO;

Angela Maria Giuliano, dell’Ufficio scolastico provinciale; Giorgio Gall,   docente presso l‘Istituto Cannizzaro di Catania;   Maria Rosaria Alessi, docente di Arte e Immagine presso I.C. “Pizzigoni-Carducci” di Catania; Sebastiano Benedetto Leone , Docente di Scienze e Tecnologie informatiche presso I.I.S. “Fermi-Guttuso” di Giarre, ha esaminato le numerose produzioni letterarie e artistiche inviate dalle scuole di ogni ordine grado ed ha assegnato i seguenti premi:

 Per la Scuola Primaria sono stati premiati: Amalia Garofalo, I.C. “Basso” Scordia,  book rilegato “Nicholas, una vita eterna; due alunni dell’Istituto “Carlo Albero Dalla Chiesa” San Giovanni La Punta autori del plastico : Mani che offrono la vita” Alessandro Calì e   Tommaso Vinciguerra; la classe VA dell’Istituto “G. Fava” di Mascalucia: manufatto pittorico; “Un dono importante”.

Per la Secondaria di I grado: Giorgia Signorelli dell’ I.C. “Carlo Alberto Dalla Chiesa” San Giovanni La Punta con  “Lettera a Nicholas” ; Giovanni Battiati dell’Istituto “Padre Allegra” di Valverde: plastico “Dona un organo, affinché una nuova vita possa sbocciare”; Sofia Capizzi dell’Istituto Dusmet. Doria: fumetto “Nicholas Green”

 Della scuola Secondaria di II grado sono stati premiati: Laviani Sipione del Convitto “Cutelli” per la lirica “Mai uno senza l’altro” e due studenti dell’Istituto Cannizzaro: Daniele Russo, autore di un brano musicale “Una parte di noi” e Manuel Coco per il video-intervista “Voci di solidarietà”

Alla cerimonia di premiazione, che ha avuto luogo martedì 10 ottobre,  presso l’Istituto “Cannizzaro” di Catania,  hanno partecipato:  il  provveditore Emilio Grasso;  Rosalba Laudani, docente referente del Concorso Nicholas Green, presso l’Ufficio VII -Ambito Territoriale di Catania; Giusy Mondella dirigente dell’Istituto  “Cannizzarodi Catania; la presidente regionale AIDO, avv. Salvatrice Feccia, la quale ha illustrato le motivazioni e le procedure collegate all’esercizio del “dono”, illustrando anche lo sviluppo della donazione degli organi in Sicilia;   Biagia Finocchiaro  la quale ha  descritto l’esperienza di trapiantata di cornea  ed il preside  Giuseppe Adernò, tra i primi promotori del concorso e della Giornata Regionale della Donazione, il quale ha portato il messaggio di saluto di Mister Reginald Green, papà del piccolo Nicholas, il quale con la moglie Margaret è tornato in Sicilia il 29 settembre per ricordare il trentesimo anniversario del piccolo Nicholas.

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Cultura

“Concerto con i Poveri”

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Vaticano: il 7 dicembre “Concerto con i Poveri” con Hans Zimmer 

Nato nel 2015 da un’idea di Riccardo Rossi e Gualtiero Ventura e organizzato da Nova Opera con la Direzione Artistica del Maestro monsignor Frisina, il “Concerto con i Poveri” negli anni si e’ affermato come un evento artistico unico nel suo genere, un appuntamento di solidarieta’ e vicinanza; un viaggio musicale per celebrare la bellezza e la carita’ attraverso il linguaggio universale dell’arte. L’evento e’ Patrocinato dal Dicastero per il Servizio della Caritfwa’ – Elemosineria Apostolica, dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione e dal Pontificio Istituto di Musica Sacra. Le quattro edizioni precedenti hanno visto la partecipazione di alcuni tra i massimi esponenti del panorama musicale internazionale, tra i quali i direttore d’orchestra Daniel Oren e Speranza Scappucci ed i compositori Ennio Morricone e Nicola Piovani, oltre a prestigiose collaborazioni come quella dell’Orchestra e il Coro del Teatro dell’Opera di Roma, il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, L’Orchestra del Teatro Verdi di Salerno, l’Orchestra Italiana del Cinema e l’orchestra Roma Sinfonietta. La partecipazione del pubblico al “Concerto con i Poveri” e’ con biglietto di invito, previa la compilazione obbligatoria del modulo disponibile dal 18 novembre sul sito internet ufficiale dell’evento (www.concertoconipoveri.org). I biglietti di invito, inviati tramite e-mail, conterranno un QR code univoco che dovra’ essere mostrato in forma digitale o cartacea al controllo accessi il giorno stesso dell’evento. (AGI)

 

 

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