Editoriali
Quali studi intraprendere?Giovani disorientati
Nei giorni scorsi mi ha colpito un articolo di Francesco Delzio su Avvenire, dal titolo “Giovani disorientati e famiglie lasciate sole”. Io che da 10 anni mi occupo di tematiche familiari in questa rubrica, non potevo non prendere spunto da queste righe per mettere in evidenza i dati di una ricerca di AlmaDiploma che ha coinvolto 40mila diplomati; il disorientamento tra gli studenti in Italia inizia in tenerissima età. Fin dalle scuole medie, dal momento in cui è necessario scegliere la scuola superiore, dopo averla frequentata, quasi il 50% dei ragazzi interpellati cambierebbe la scelta fatta. Delzio si chiede: “chi dovrebbe occuparsi di orientamento alla formazione e al lavoro dei nostri ragazzi? Tutti e nessuno, secondo uno schema tipicamente italiano di polverizzazione istituzionale e sociale. Dovrebbero essere in ordine sparso il Ministero dell’Istruzione e dell’Università, le Regioni, le stesse Scuole e Università, i Centri per l’Impiego, una serie di Enti pubblici. Ma a volte è una catena di irresponsabilità: troppo pochi svolgono davvero questo ruolo complesso, delicato e costoso. Rimarrebbe un ultimo baluardo, la famiglia. Ma i genitori sono in grado, in media, di consigliare e indirizzare i loro figli con metodo (il più possibile) maieutico? Sono pronti a incrociare potenzialità e passioni dei loro figli con la realtà delle facoltà universitarie e degli sbocchi professionali? Difficile dare una risposta di rilevanza statistica, più facile rifarsi all’esperienza quotidiana di amici, colleghi e conoscenti per approdare a conclusioni sconfortanti”. L’opinionista nel suo articolo protegge per certi aspetti la famiglia a cui è demandato il difficile compito di colmare un vuoto, affinchè i figli non prendano decisioni sbagliate. Probabilmente assumersi questa responsabilità richiede competenze trasversali, sensibilità psicologica e conoscenza profonda delle dinamiche di mercato: pretendere tutto questo dai genitori è utopia. I dati emersi dalla ricerca dovrebbero fare scattare un campanello d’allarme in chi materialmente dovrebbe occuparsi di orientamento. In Sicilia il sistema della formazione è stato frantumato. Oltre 4.000 persone licenziate e quando all’inizio del suo mandato l’ex governatore Crocetta dichiarò che non avrebbe fatto macelleria sociale, i risultati lo smentiscono sonoramente. Adesso c’è un assessore regionale alla formazione che è stato Rettore dell’Università di Palermo; forse è la persona più adatta a comprendere e risolvere la questione orientatori e formatori per spendere meglio le risorse e finalizzarle concretamente ad evitare tanto disorientamento nei giovani.