Editoriali
Padri separati
La crisi economica che ha investito inesorabilmente il paese e in particolare il meridione non ha risparmiato le famiglie. La perdita del lavoro spesso è causa di litigi in casa che portano alla rottura del matrimonio. Si assiste così a un preoccupante e progressivo declino della famiglia sempre più alla deriva e in crisi di identità; la chiesa cattolica questo lo sa bene, e in qualche modo cerca di tendere la mano a tutte quelle famiglie che si trovano davvero in difficoltà. La Caritas è ancora una volta la cabina di monitoraggio sullo stato di salute della famiglia e molto spesso registra una febbre da cavallo difficilmente guaribile. Il riferimento è ai tanti padri separati che non riescono più a mantenere la famiglia e a mantenersi. Nella maggior parte dei casi i tribunali li obbligano a passare gli alimenti alla ex moglie e ai figli, ma spesso uno stipendio non basta e a questo bisogna aggiungere magari un doppio affitto. Stanno nascendo diverse case famiglia per padri separati. L’iniziativa è delle Caritas diocesane siciliane, che hanno visto negli ultimi anni tantissimi genitori bussare alle loro porte in cerca di un rifugio, di un alloggio dove potere dormire. La percentuale di coloro che sono stati licenziati e hanno perso il lavoro, o di quelli che vivono in un perenne stato di precariato, facendo lavori saltuari, con una età media che oscilla intorno ai 40 – 50 anni, è in preoccupante aumento. E così all’umiliazione di non potere avere una stabilizzazione e uno stipendio adeguato si aggiunge anche quella di non potersi mantenere da vivere perché protesi a coprire le spese dei figli e mantenere le ex mogli che quasi sempre riescono a dimostrare di non avere reddito. Quello dei padri separati che vengono accolti nelle case famiglie della Caritas in una sorta di condivisione psicologica di uno status, quello di separati, che li mette a dura prova giorno dopo giorno, è ormai un dato di fatto. E quindi convivere con altri padri che hanno lo stesso problema a volte può aiutare a superare la difficoltà del momento e alleggerire il peso economico del singolo individuo. Una famiglia che si scioglie e comunque un fallimento da parte di entrambi i genitori. Non c’è quasi mai uno sbilanciamento di colpe se non in quei casi di violenza domestica in cui la donna è costretta a subire in silenzio pur di salvare il matrimonio. Una riflessione a parte va comunque fatta sull’uso spregiudicato di facebook, dove spesso uomini e donne annoiati costruiscono stereotipi inesistenti, offrendosi disponibili a pseudo – avventure che iniziano sempre in maniera virtuale ma che poi distruggono unioni coniugali anche con il semplice sospetto del tradimento. Ecco come si distrugge una famiglia nell’era del 2.0.
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