Editoriali
Ecco i NEET, oltre 2 milioni che non lavorano!
Ecco i NEET, oltre 2 milioni di giovani che non lavorano!
La fotografia scattata dall’Istat sui giovani e il mondo del lavoro ancora una volta offre spunti preziosi di riflessione. Li chiamano “Neet”, acronimo di: “not in education, employment or training”. Sono ragazzi senza occupazione e senza formazione. Si stima che in Italia sono oltre 2 milioni in età compresa tra i 15 e i 29 anni, il 24%. Il numero purtroppo è in costante crescita a causa degli effetti della pandemia. Più di 97mila ragazzi nell’ultimo anno sono usciti da percorsi lavorativi o di studio, il dato peggiore in Europa dopo Turchia, Montenegro e Macedonia. Un fenomeno in crescita allarmante, tanto che si comincia a parlare di loro come di una “generazione perduta”. Questo spreco di potenziale umano ha un costo rilevante, sul piano sia sociale sia economico, perché le nuove generazioni sono la componente più preziosa e importante per la produzione di benessere in un Paese. Come si è arrivati a questa situazione? Come la vivono i giovani? E come se ne esce? Parte da queste domande il libro-inchiesta di Alessandro Rosina, docente all’Università Cattolica. Nella sinossi si legge: “Il suo sguardo lucido e acuto individua le responsabilità dei vari attori istituzionali, economici, sociali (dalla scuola al sistema produttivo, alla famiglia, ai mass media…) svelando inefficienze e limiti. Poi, indicatori ufficiali e dati di ricerche scientifiche alla mano, disegna un percorso di riscatto possibile, che passa attraverso il cambio di atteggiamento verso le nuove generazioni, l’attenzione ai talenti giovani, l’investimento nelle nuove competenze, il sostegno dell’intraprendenza. Per arrivare un giorno non lontano a dire: C’erano una volta i Neet”. Il libro di appena cento dodici pagine si presenta infatti come un’agile compendio del dibattito italiano sul tema e fornisce al lettore alcuni agevoli punti di accesso per approfondire il tema, nonché una bibliografia di base utile anche ai giovani studenti di scienze sociali. La base di dati utilizzata è il Rapporto giovani 2014 dell’Istituto Toniolo e nell’appendice vengono spiegate in modo chiaro le diverse categorie analitiche per la misura e l’interpretazione del concetto di NEET e della disoccupazione giovanile. Secondo l’autore “I giovani italiani sono i primi a volerlo evitare. Hanno voglia di scommettere su se stessi e di esercitare un protagonismo positivo, ma è vero anche che fanno presto a demotivarsi e a perdersi se non stimolati e incoraggiarti ad essere intraprendenti”.