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Cinema

“Calabria terra mia” con Raoul Bova, lo spot delle polemiche

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Muccino scatena le polemiche col suo corto “Calabria terra mia” con Raoul Bova

Il regista romano ha presentato alla Festa del Cinema di Roma il corto pubblicitario della Regione Calabria. Molte le reazioni negative, ma ha subito difeso il suo lavoro

Ieri alla Festa del Cinema di Roma, il regista Gabriele Muccino ha presentato il cortometraggio-spot “Calabria terra mia”, con protagonista la coppia di attori Raoul Bova e Rocío Muñoz Morales.

I due scoprono la Calabria tra frutta e agrumi, soprattutto il bergamotto che è il vanto della zona, tuffi al mare e tovaglie a quadretti bianchi e rossi. Il video dura otto minuti ed era stato voluto dalla governatrice della Regione, Jole Santelli, recentemente scomparsa: “Il mio sogno è far conoscere la Calabria anche nelle sue piccole cose. Un posto come questo ci vuole tempo a scoprirlo e sono certa che grazie alle capacità di Muccino, Raoul Bova e Rocío, chi guarderà questo corto potrà pensare, sai che c’è il prossimo weekend vado a farmelo in Calabria“, aveva dichiarato.
Il video è costato un milione e 600mila euro.

Muccino in occasione dell’anteprima ha raccontato di come fosse in continuo contatto con Santelli e di come lavorando a questo progetto si sia effettivamente innamorato di questa Regione complessa e affascinante.

Le polemiche: stereotipi e superficialità

La reazione, soprattutto dei calabresi, è stata piuttosto negativa. Anche diversi intellettuali provenienti dalla “punta” dello Stivale hanno voluto rimarcare il proprio sdegno nei confronti di “Calabria terra mia”: Gioacchino Criaco, Santo Gioffrè, Bruno Gemelli, Ulderico Nisticò si sono uniti in un coro di critiche durissime. Questi scrittori e storici, molto legati alla loro terra d’origine, hanno visto nel video un’errata comunicazione della realtà: la Calabria sembra un luogo arretrato e stereotipato, fermo agli anni ’50, dove non c’è niente di realmente tipico, autentico e contemporaneo. Inoltre, il video è così superficiale da essere un insieme di stereotipi sull’Italia del Sud, realizzato usando immagini che potrebbero essere state girate ovunque, tanto da poter riciclare il video per altri luoghi del Mediterraneo.

Una critica durissima insomma. Muccino, forse, pensando al video in un’ottica pubblicitaria anche per l’estero, ha creato un prodotto semplificato affinché fosse immediato al pubblico. Il problema, secondo i detrattori del cortometraggio, è che non avrebbe mostrato niente di nuovo, dando un’immagine falsa di un territorio, che invece merita di essere scoperto.

Muccino risponde e difende “Calabria terra mia”

Gabriele Muccino ha voluto rispondere alle aspre critiche spiegando le sue scelte stilistiche. Il suo obiettivo era intrattenere ed emozionare, al fine di creare la voglia di venire in Calabria: per raggiungerlo, ha dichiarato, “ho fatto questo lavoro pensando agli occhi internazionali e anche degli italiani che ne devono ricavare un immaginario filmico, cinematografico che deve trasmettere un’emozione“.

Essendo un cortometraggio, ha dovuto riassumere il più possibile, tagliando ovviamente fuori molti dettagli e caratteristiche della Regione: “In otto minuti o faccio l’Alberto Angela, e non è il caso, o racconto un’emozione cinematografica, ed è quello che ho fatto. Credo di averlo fatto bene, facendo conoscere qualcosa di più“. (Fonte: Nanopress)

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Cinema

La scuola romana delle risate

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Esce in sala il 17, 18 e 19 aprile, il film “La scuola romana delle risate”,  un documentario del regista Marco Spagnoli. Un tributo alla grande tradizione satirica di Roma, un’opera che celebra l’ironia e la creatività di una città che ha sempre saputo ridere di se stessa e della realtà che la circonda. Con una narrazione coinvolgente, a cura di Carlo Verdone,  il film esplora il modo in cui la capacità di ironizzare su tutto sia diventata parte integrante dell’identità romana, un’arte unica in Italia che si rinnova costantemente e continua a conquistare il pubblico di ogni generazione.

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Cinema

In sala il film “n-Ego” di Eleonora Danco

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Dopo la presentazione in Concorso alla 42a edizione del Torino Film Festival, arriva in sala il film n-Ego, della regista Eleonora Danco. Il film che vanta l’amichevole partecipazione di Antonio Bannò, Luca Gallone, Federico Majorana, è con Filippo Timi e con la partecipazione di Elio Germano. “n-Ego” è un’intensa esplorazione della condizione umana, un viaggio introspettivo attraverso le strade, dove la regista affronta una profonda crisi creativa ed esistenziale. In cerca di autenticità, si immerge in luoghi diversi, incontra personaggi unici che, con le loro storie, rispecchiano le sue paure e desideri.

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Cinema

“Il cinema fuorilegge. Storie di banditi, briganti e brigantesse”

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Sabato 12 aprile 2025, presso lo spazio culturale ed espositivo Elenk’art di Via Vincenzo Di Marco n. 27/b, Palermo.  si è svolta  la presentazione del libro di Carmelo Franco e Paolo Di Fresco “Il cinema fuorilegge. Storie di banditi, briganti e brigantesse” ed. Frascati & Serradifalco, Palermo. Gli autori hanno dialogato  con Ivan Scinardo, Direttore della sede Sicilia del Centro Sperimentale di Cinematografia. All’incontro è interveuto anche  il Magistrato Leonardo Agueci, già Procuratore Aggiunto della Repubblica di Palermo e Lia Sava, Procuratore generale presso la corte d’appello.

Il Cinema Fuorilegge

è un libro appassionato, che racconta ai lettori la figura di banditi, briganti e brigantesse, attraverso l’analisi dei film sul grande schermo dove più efficacemente sono stati descritti questi personaggi “…liberi e minacciosi, spettrali ed eroici, che hanno popolato sogni e incubi degli spettatori…”. La collaborazione fra i due avvocati è nata nel 2009  quando scrisssero il libro “Cinema di mafia”. 16 anni dopo spostano “l’inquadratura” e mettono a fuoco su: “Il cinema fuorilegge”.  Il “mafia – movie”, quel genere cinematografico che negli anni ha avuto la capacità di esplorare strutture e sovra-strutture delle organizzazioni criminali di stampo mafioso, in particolare della mafia siciliana (Cosa Nostra), della ‘Ndrangheta calabrese, della Camorra campana, ha inevitabilmente avuto un impatto ispiratore in decine di registi e sceneggiatori.  In questo prezioso volume si trovano tanti punti di contatto, fatti di coincidenze e sovrapposizioni.

Il brigantaggio

Nell’immaginario collettivo, si è nutrito negli anni  di miti e leggende attraverso alcuni elementi tipici, come il controllo del territorio, l’uso della violenza e i legami con il potere, ripresi e sviluppati successivamente dalla mafia. Franco e Di Fresco, mettono in evidenza, attraverso lo studio di film dedicati, la figura ambigua del brigante, metà eroe popolare e metà criminale, colui che incarna una serie di contraddizioni e di elementi che ne determineranno il suo fascino. Nel racconto Renato Vallanzasca è come se diventasse la versione moderna del bandito Giuliano, spiriti liberi, raccontanti magistralmente dal cinema, l’unico strumento capace di esercitare un forte richiamo sull’immaginario.

Carmelo Franco e Paolo Di Fresco, quando immaginano la figura del brigante puntano dritti a Robin Hood, esempio archetipico di brigante buono, che ruba ai ricchi per dare ai poveri, a Zorro, a Carmine Crocco, personaggio di spicco del brigantaggio post-unitario italiano, leader carismatico e abile stratega. Un cenno a parte merita Fra Diavolo, brigante attivo nel Regno di Napoli tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, la cui figura è stata oggetto di diverse rappresentazioni artistiche. I critici del tempo hanno evidenziato la forte componente propagandistica, tipica del cinema dell’epoca, nel film di Luigi Zampa del 1942.

Le drude

Uno dei punti di forza di questo prezioso saggio critico è il capitolo dedicato alle brigantesse, dal titolo azzeccato: “Il brigantaggio è donna, l’epopea delle drude”. Gli autori fanno velatamente riferimento al film del 1950 di Mario Soldati: “Donne e briganti”, ma la figura femminile delle drude è approfondita nel film “Il mio corpo vi seppellirà” del 2021, del regista palermitano Giovanni La Parola con Rita Abela nel ruolo di  Ciccilla, Margaret Madè, Miriam Dalmazio, Antonia Truppo.  Non esisteva organizzazione di briganti, piccola o grande, in cui il “capo” non avesse al suo fianco una donna. Con lui condivideva marce estenuanti, notti all’addiaccio, assalti e ritiri, fatti di scontri a fuoco e coltelli. La moglie del boss era sempre rispettata e ossequiata, e quindi temuta. Le brigantesse hanno dimostrato sul campo di essere più risolute e determinate dei loro compagni, dando prova di possedere una tempra che destava ammirazione e paura, nello stesso tempo.

Carmelo Franco

Avvocato penalista, è nato, vive ed esercita la professione a Palermo. Negli ultimi decenni ha patrocinato in alcuni dei più importanti processi celebrati nel capoluogo siciliano ed ha fondato la camera penale “Conca d’oro”, di cui è stato il primo Presidente. Ha fatto parte della giunta nazionale dell’unione delle camere penali italiane e del Consiglio Distrettuale di Disciplina di Palermo. È autore di diverse pubblicazioni sul cinema e la sua storia, tra cui si segnalano: “Il cinema di mafia” (Serradifalco editore), “Giovanni Falcone e il cinema. Una vita da giudice, senza le parti noiose” (Torri del vento edizioni) e “A scuola da Dino Risi. Il Sorpasso e i suoi epigoni” (Morlacchi editore). Nel 2010 ha curato, per il Centro Internazionale di Documentazione sulle Mafie e del Movimento Antimafia, la rassegna “Il cinema di mafia. Un percorso italiano”.

Paolo Di Fresco

Avvocato penalista, è nato ed ha iniziato l’attività professionale a Palermo, ma esercita e vive a Milano. Ha maturato una significativa esperienza nel diritto penale dell’economia, seguendo diversi procedimenti in materia di reati societari, fallimentari, finanziari, fiscali e contro la Pubblica Amministrazione. È autore di diverse pubblicazioni in materia penale, processuale ed interviene regolarmente in seminari e convegni come relatore. Appassionato di cinema e letteratura, nel 2009 ha scritto con Carmelo Franco “Il Cinema di Mafia” (Serradifalco editore) e nel 2010 ha curato, per il Centro Internazionale di Documentazione sulle Mafie e del Movimento Antimafia, la rassegna “Il cinema di mafia. Un percorso italiano”.

Elenk’art – Pinakothek’a

dove si è svolta  la presentazione del libro, è il nuovo centro culturale, sala lettura e spazio espositivo della Città di Palermo, che unitamente al dirimpettaio Laboratorio Creativo Don Nino – Mind Food, concretizza progetti interdisciplinari per poter vivere l’arte in ogni sua forma ed espressione.

L’evento culturale è stato curato dall’Arch. Rossella Giletto e organizzato dallo Staff Elenk’art e Don Nino S.r.l. (Presidente Arch. Silvia Mercurio).

Immagini a cura di Sergio Ruffino

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Guarda l’intervista del 15/4/25 agli autori realizzata da Alessia Anselmo e Ivan Scinardo per il programma “Open day cinema”

 

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