Editoriali

Quando finirà la “mattanza” delle donne?

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Futili motivi, mera gelosia ed efferata violenza, non ci abitueremo mai a questi scenari assurdi che spingono uomini assassini a spegnere le vite di mogli, compagne, amanti.  Il recente femminicidio compiuto da Salvatore Baglione, che ha ucciso a coltellate la moglie, Piera Napoli, cantante neomelodica di 32 anni, continua a fare scattare campanelli d’allarme che meritano risposte. Mi ha molto colpito la lettera aperta che ha scritto nei giorni scorsi la senatrice Cinzia Leone, vice presidente della commissione d’inchiesta sul femminicidio. La mia esperienza, molto formativa, con tante audizioni qualificate, numerose visite sul territorio e il lungo studio dei documenti di settore, mi porta alla conclusione che c’è ancora molta superficialità nel trattare il tema della violenza domestica e di genere. Purtroppo anche per il caso di Roberta abbiamo dovuto leggere articoli o ascoltare servizi tv in cui si cade nel solito errore di rintracciare “colpe” o “improvvide cause scatenanti” nel comportamento della vittima che avrebbero provocato la reazione del carnefice. Non è mancato il solito sensazionalismo, che ha il solo fine di distrarre il lettore dal focus. In terre difficili sul piano della legalità come la mia Sicilia, anche nel contrasto alla violenza di genere si sconta un caro prezzo all’omertà, alla mentalità mafiosa che è intrisa di maschilismo. Il contrasto al femminicidio e a ogni forma di violenza di genere ha bisogno di un enorme lavoro sulla prevenzione, la repressione non basta. E per fare prevenzione bisogna anche sconfiggere quella cultura mafiosa e omertosa su cui ancora troppo spesso andiamo a sbattere. Abbiamo fatto grandi progressi con le ultime norme approvate, a partire dal Codice Rosso, dobbiamo fare un ulteriore salto di qualità culturale. Sviluppiamo ovunque l’educazione emozionale che aiuta giovani e meno giovani a lavorare sulla gestione interiore e sul controllo dei comportamenti. Implementiamo i tanti progetti positivi per il trattamento degli uomini maltrattanti, devono imparare a lavorare su sé stessi. La prevenzione è una cosa seria e costituisce un’arma gentile che può salvare tante vite umane. A queste parole fanno eco quelle di un’altra senatrice, impegnata nel contrasto ala violenza femminile, Valeria Valente: “La violenza maschile contro le donne, dice, non è un’emergenza. Purtroppo si tratta di un fenomeno strutturale di natura culturale che però continua a peggiorare sotto i nostri occhi a fronte della giusta è sacrosanta caparbietà e determinazione delle donne per conquistare spazi di autonomia e libertà. Il Covid ha peggiorato una situazione già difficile e complicata. Le leggi ci sono, l’apparato sanzionatorio anche, ma non basta. Non più. Bisogna stringere un patto culturale tra le tutte le agenzie educative, sostenere più concretamente l’empowerment e l’occupazione femminile, la rete dei centri antiviolenza e delle case rifugio e strumenti e percorsi di consapevolezza per gli uomini”.

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