Cultura
Marcia della Pace 1 anno dopo
“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”, E’ la pace il segno distintivo che garantisce la figliolanza con Dio e assicura il legame con la paternità di Dio, sollecitando il cristiano a scegliere da quale parte stare”
Canti, preghiere, salmi hanno raccolto i sentimenti e i desideri dei fedeli con la fervida invocazione al Signore perché “conceda il dono della pace in Ucraina e nel mondo”.
Il conflitto Russia-Ucraina segna il XXI secolo e la “follia” di una così dura guerra porta con sé l’ombra e il timore di un conflitto mondiale,
Tra gli operatori della pace ci sono gli “architetti della pace” che hanno il compito di costruire e trovare le soluzioni diplomatiche di un accordo e un cessate il fuoco e c’è poi il lungo esercito degli “artigiani della pace” che, come il buon samaritano, si impegna a curare e sanare le ferite, offrendo servizi di solidarietà e di accoglienza per i profughi nell’ottica di un bene comune nazionale e internazionale.
Si rileggono così le pagine di storia di 60 anni fa, quando Papa Giovanni XXIII, scrisse l’Enciclica “Pacem in terris” e nella sintesi di alcuni brani, consegnati a termine della veglia ai numerosi partecipanti, si legge appunto che “giustizia, saggezza e umanità domandano che venga arrestata la corsa agli armamenti, si mettano al bando le armi nucleari, si pervenga al disarmo integrato da controlli efficaci”.
L’appello al disarmo, l’auspicio e la preghiera per la pace, sono orientati, come diceva Pio XII, all’invocazione che non si ripeta “la sciagura di una terza guerra mondiale con le sue rovine economiche, sociali e le sue aberrazioni e perturbamenti morali sull’intera umanità”.
Giuseppe Adernò