Editoriali

L’inutile corsa al “divorzio breve”

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L’iter parlamentare è durato 12 anni; 41invece gli anni trascorsi dal referendum del 1974; la notizia che la Camera ha approvato, in via definitiva, la legge sul cosiddetto divorzio breve, ha lasciato il mondo cattolico esterrefatto! Ridotti i tempi di attesa da tre a un anno per la separazione giudiziale e a sei mesi se consensuale. E non cambia nulla se nella coppia ci siano figli  minori. Vengono altresì modificate anche le norme sul fronte patrimoniale, in quanto la comunione dei beni potrà essere sciolta nel momento stesso in cui viene sottoscritta la separazione. La riforma vale anche per le cause di separazione in corso. Famiglia Cristiana titolava: “Bastano 6 mesi per cancellare una famiglia”, mentre il deputato di Area popolare, Eugenia Roccella tra i 28 che hanno votato contro insieme a Paola Binetti (Udc) e Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia), ha commentato: “Riducendo il matrimonio a qualcosa di sempre più simile a un patto di convivenza, si svaluta il suo ruolo e si indebolisce la famiglia”. Secondo i cattolici, l’istituto del matrimonio ne uscirà indebolito e per questo le giovani coppie potrebbero anche scegliere di non compiere più il grande passo. Contro questo provvedimento anche l’avvocato matrimonialista Annamaria Bernardini De Pace che definisce la legge “senza senso”. E’ una inutile duplicazione delle parcelle degli avvocati. C’è chi vuole solo separarsi e non divorziare. Persone a cui basta solo la separazione e non intendono andare oltre per via della necessità, per esempio, di non dividere il patrimonio dei figli, o per motivi di pensione o per altre ragioni. Ci sono altri invece che desiderano il divorzio immediato perché sono laici, perché il loro matrimonio è durato poco e non hanno figli”. La coscienza ecclesiale è costantemente sfidata da provvedimenti che interpellano la nostra fede e la coerenza tra fede e vita. La prassi del divorzio già di per sé interpella la nostra responsabilità dinanzi alle nuove generazioni, a difesa e a tutela dell’istituto della famiglia”. Per il presidente del Rinnovamento nello Spirito, l’ennese Salvatore Martinez, la notizia del divorzio breve “pone ancora di più il dito nella piaga del bisogno di una pastorale familiare, di un progetto di evangelizzazione delle famiglie, di una preparazione spirituale fondata su una fede sempre più convinta dei fidanzati che si preparano al matrimonio. Cosa facciamo davanti alla difficoltà soprattutto delle nuove generazioni a considerare che un progetto matrimoniale è per sempre e come le aiutiamo a conservarsi dentro questa fedeltà?” Secondo Martinez, “in definitiva è una sfida che si lancia alla nuova evangelizzazione, perché la soggettività ecclesiale della famiglia in questo modo viene direttamente attaccata. E se non c’è soggettività ecclesiale, non ci sarà neanche soggettività sociale”. Occorre “far vedere la bellezza di essere famiglia e di fare famiglia”; altrimenti, “siamo costantemente messi nelle condizioni d’inseguire ciò che lo spirito del mondo oggi presenta e che sembra essere la soluzione ai mali che una famiglia ogni giorno deve subire”.

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