In Tendenza
L’Europa riapre. Ma senza turisti americani
Riaprono le frontiere. Ma gli Usa restano fuori
E’ ufficiale. A partire da oggi – grazie all’accordo raggiunto dopo quasi 1 mese di negoziati – i governi dell’Unione Europea hanno approvato la riapertura delle frontiere a 15 paesi extra- Schengen. Una lista che include Algeria, Australia, Cina, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova-Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia e Uruguay. Ma che lascia fuori Brasile, India, Israele, Russia e gli Stati Uniti.
Un compromesso, preso in base all’evolversi della situazione epidemiologica dei paesi, vincolante dal punto di vista politico ma non giuridico, essendo le frontiere gestite in modo sovrano da ogni singolo paese. Ma un accordo che ha comunque una grande valenza dato che, qualora un singolo paese dell’UE non dovesse rispettare gli impegni, potrebbe incorrere in restrizioni alle frontiere per evitare nuovi focolai.
Una misura a cui ha indubbiamente contribuito l’aumento dei casi di contagio negli USA. Secondo Anthony Faucy, consigliere alla salute per la Casa Bianca, gli Stati Uniti non avrebbero infatti sotto controllo la situazione e – secondo le previsioni – i casi potrebbero superare le 100.000 nuove infezioni giornaliere, qualora il virus seguisse il trend attuale. Una media americana di circa 107 contagi ogni 100.000 residenti, contro quella europea di circa 16, che ha spinto l’UE verso questa difficile decisione.
Un travel ban che avrà pesanti ripercussioni per l’industria dei viaggi e del turismo. Basti pensare ai circa 5 milioni di soli turisti americani nel nostro paese, con un giro di affari di oltre 5 miliardi di euro (stima molto conservativa, poiché basata su dati forniti da Banca D’Italia) a cui il nostro paese dovrà fare a meno. Una assenza che comporterà la chiusura di gran parte delle strutture 5 stelle della penisola e che nessun turismo interno o autoctono, come auspicato dal nostro governo, potrà mai minimamente compensare.