Editoriali
110 giovani neolaureati a servizio della regione
3 milioni e mezzo di impegno economico, con fondi europei e un lavoro per un anno, con la possibilità di rinnovo, per 110 giovani laureati nelle quattro università di Catania.
Finalmente una buona notizia arriva dall’amministrazione regionale che evita così i cervelli in fuga. Questa rubrica si è molto occupata del crescente numero di giovani costretti a lasciare l’isola per trovare lavoro. Gioiscono le famiglie che il prossimo 16 marzo vedranno entrare in servizio i loro figli negli uffici della regione.
Alla fine dello scorso anno erano stati pubblicati sui siti web istituzionali delle Università di Palermo, Catania, Messina ed Enna, gli avvisi rivolti ai giovani laureati dell’Isola per potere avanzare le loro candidature per un percorso formativo e professionalizzante all’interno degli uffici dell’amministrazione regionale; adesso l’immissione in servizio. L’iniziativa è stata promossa dall’assessorato all’Istruzione e alla formazione professionale.
“Il governo regionale offre così una preziosa opportunità formativa nella Pubblica amministrazione a oltre cento neolaureati e ne ricava impegno, collaborazione e competente supporto nelle sue depauperate strutture burocratiche. È solo una esperienza-pilota limitata nel tempo, ma è sempre un’esaltante esperienza”.
Lo ha dichiarato il presidente della regione incontrando i giovani selezionati. I nuovi impiegati, seppure per un anno, hanno un’età massima di 35 anni, sono tutti residenti in Sicilia e hanno conseguito una laurea – magistrale, specialistica o di vecchio ordinamento – con un voto minimo di 105/110 all’interno di una delle seguenti aree disciplinari: scienze giuridiche e politico-sociali, scienze economiche, statistiche e gestionali, scienze ingegneristiche e architettura e una piccola percentuale è stata riservata agli ambiti disciplinari di altre categorie.
Per Musumeci l’immissione di 110 giovani laureati serve a migliorare l’efficienza della struttura amministrativa della Regione che dal 1991 non ha bandito concorsi e il personale si pone quindi in una fascia alta di età. “In questi anni – ha sottolineato Musumeci – non c’è stato un vero ricambio. Il governo valuterà, al termine del periodo di stage, se chiedere un rinnovo del progetto per altri due anni.
Cercherà inoltre di allargarlo ai laureati in archeologia e in altre discipline dei beni culturali: un settore considerato strategico per la crescita della Sicilia”. “Gli stagisti sono stati selezionati con un percorso affidato, è stato sottolineato, a “criteri oggettivi di merito” e con il coinvolgimento delle università siciliane”.