Editoriali

Lasciarsi trasformare dai figli

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Uno dei più grandi pensatori e intellettuali del nostro tempo, Umberto Galimberti, ha scritto tempo fa un libro dal titolo: “L’ospite inquietante, il nichilismo e i giovani”. Ritengo questo testo una vera e propria pietra miliare nella letteratura del nostro tempo e soprattutto rappresenta un vero e proprio manuale di sopravvivenza per genitori distratti e spesso inconsapevoli dei mali dei loro figli adolescenti. Galimberti è stato nei giorni scorsi a Siracusa a tenere una conferenza dal titolo: ”Lasciarsi trasformare dai figli. La genitorialità nella società contemporanea”, organizzato dall’Istituto di Gestalt, la scuola di specializzazione in psicoterapia. Ci sono dei passaggi di questa conferenza che sono stati ripresi in una intervista dalla giornalista del Giornale di Sicilia, Antonella Filippi che qui riporto: “I genitori pensano di educare ma l’azione dovrebbe essere reciproca; le idee rigide vanno accantonate, questa è l’unica porta maestra per mantenere la comunicazione; l’imposizione ottiene solo ribellione, meglio accogliere lo stile di vita dei ragazzi, quindi trasformarsi. I valori non coincidono meno male, altrimenti saremo all’età dei babilonesi. La storia va avanti, i valori cambiano.   I giovani vivono nell’età del nichilismo, privi di futuro, demotivati, angosciati, abitano la notte e bevono molto, perché l’alcool, o la droga prima di essere un vizio o un eccesso, sono una anestesia, un “non volere esserci”. E in un mondo che non li impegna, non li chiama per nome, li considera un problema, non vogliono verificare l’insignificanza sociale che rappresentano. La società fa a meno dei giovani, e loro consumano i soldi dei padri, azzerano quanto accumulato dai nonni; la famiglia è l’unico welfare possibile in Italia”. Sembra quasi naturale aggiungere il concetto di “famiglia – bancomat”, ad uso e consumo di figli egocentrici e sempre più pressanti nelle richieste. Galimberti ha provocato il pubblico riprendendo una proposta fatta qualche anno fa al ministro dell’istruzione al quale aveva chiesto di aprire anche nel pomeriggio e o nella sera le scuole. Gli fu risposto che non c’erano bidelli a sorvegliare. E qui la provocazione: “Lasciamo che i ragazzi si prendano cura delle scuola in cui studiano, con l’obbligo di tenerla in ordine, imbiancarla. Non sarebbe una valida alternativa al pub? Aprendo le scuole, queste diventano il luogo “nuovo” dell’aggregazione giovanile”. Galimberti sostiene che: “siamo seduti su una bomba, quella della condizione giovanile, ma nessuno se ne accorge…Quei fragili estranei che amiamo e che ci amano, quei piccoli alieni che vivono con noi senza convivere, i figli adolescenti cosi piccoli e cosi spaventati sono dei prodotti di nicchia, nel loro mondo separatista si accede solo se, lasciapassare dell’età alla mano, si condividono gergo e temi esclusivi; intanto altre voci si alzano attorno a loro perentorie, forti e suadenti come sirene più facili da ascoltare, più autorevoli; le voci della pubblicità, della tv, delle celebrità per adolescenti dei manga delle mode delle cose da avere per essere nel terrore di essere diverso degli altri. Voci che promuovono l’omogeneità informe del gruppo che fanno sentire i giovani accettati, liberi e indipendenti, loro che sono gli adolescenti meno liberi e indipendenti degli uomini”.

 

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