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La vedova allegra incanta Taormina

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Lo scenario è di quelli mozzafiato, il teatro antico di Taormina; il pubblico si è emozionato nel rivedere quest’opera dopo dieci anni e vivere così l’ebrezza di un evento che ha tutti i numeri per entrare nei circuiti internazionali. Quasi dieci minuti di applausi, a fine spettacolo, per rendere i giusti onori a questa imponente produzione del teatro “Al Massimo” di Palermo, guidato dall’instancabile e vulcanico Aldo Morgante. La sua è una mossa vincente nel confermare al “re delle operette” Umberto Scida anche quest’opera. Interpreta il ruolo di Njegus, è lui che è riuscito a fare debuttare, per la compagnia palermitana che vanta il novanta per cento di attori e ballerini siciliani, la straordinaria Susie Georgiadis  che veste i panni di Hanna Glavari. Entrambi si muovono sul palco con grande sicurezza e maestria. Scida è un grande mattatore; il pubblico ride alle sue battute esilaranti e spesso si ha la sensazione che esca fuori dal copione per modularsi sulle frequenze della platea citando addirittura Sofocle, Eschilo ed Euripide, riferendosi in maniera originale al vento, alle uscite del teatro e alle scale ripide della gradinata. Riesce addirittura a interrompere la scena e fare cantare il pubblico, per poi riprendere la sua performance con straordinaria bravura. La vedova allegra, scritta e rielaborata da Scida arriva dopo un lungo e complesso percorso di successi di precedenti lavori come:  La principessa della Czarda, Ballo al Savoy e la Duchessa del Bal Tabarin. Sul palco un bravissimo Spero Bongiolatti, lui è il Conte Danilo, mentre si conferma il talento del soprano palermitano Isadora Agrifoglio, dando voce alla baronessa Valencienne. Accanto a lei Francesco Tuppo nei panni di Camile de Rossillon. Il duetto tra Njegus e il barone Mirko Zeta, interpretato dal bravissimo Ivano Falco, nel secondo atto, è da incorniciare per l’esilarante siparetto di equivoci e ambigui doppisensi. La vedova allegra, scritta per la prima volta nel 1905,  era l’operetta preferita di Adolf Hitler, ma i  librettisti erano ebrei, Léon e Stein, che ovviamente non venivano mai menzionati durante le rappresentazioni al tempo della dittatura nazista. Il regista Umberto Scida ha scelto oltre centocinquanta lussuosi e colorati abiti di scena, patrimonio della sartoria teatrale Arrigo di Milano. Le coreografie magistrali sono di Stefania Cotroneo,  con un corpo di ballo strepitoso; mentre le scene, scritte da Marco Giacomazzi cambiano nei tre atti grazie alla squadra di Antonio Piazza. Allo spettacolo erano presenti, il vicepresidente dell’Assemblea regionale siciliana Giuseppe Lupo i sindaci di Catania Bianco e di Taormina Giardina.   “La Vedova Allegra”, l’operetta di Franz Lehar, coprodotta da Taoarte nell’ ambito della rassegna “Anfiteatro Sicilia”, promossa dagli assessorati regionale al Turismo, Sport e Spettacolo e Beni culturali con il sostegno di Sensi Contemporanei. (Foto profilo Fb Bibi Augugliaro)

 

 

 

 

 

 

Il soprano Isadora Agrifoglio

 

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