Cinema
La tenerezza
Tredici anni dopo Le chiavi di casa, Gianni Amelio ritorna a parlare di paternità, di genitori erranti, perché sbagliano, perché camminano cercando di ritrovare un calore ormai perduto. Proprio come si affidasse a noi due chiavi di casa, il regista calabrese ci fa entrare nelle stanze di due famiglie. Lo fa in punta di piedi, con discrezione, per presentarci due focolari forse agli antipodi. Una famiglia spezzata, logorata, l’altra giovane, in apparenza felice e compatta. La tenerezza parla di questo, di famiglie allo specchio dove non mancano crepe. Nonostante l’impostazione corale, però, l’opera di Amelio è soprattutto la storia di un uomo, il ritratto impietoso di un padre, di un marito e di un professionista pieno di pentimenti. È la storia di Lorenzo, un anziano avvocato di Napoli, che ha problemi al cuore. In tutti sensi. Cardiopatia a parte, questo burbero signore si è ritirato dal mondo: vive in una grande casa vuota, piena solo di vecchi ricordi, per starsene da solo, lontano dagli altri. Persino dai suoi due figli a cui non vuole più parlare, che forse ha smesso di amare. Un giorno, di ritorno da un ricovero ospedaliero, Lorenzo incontra Michela, giovane madre un po’ sbadata con la quale nasce subito un affetto sincero. Dentro Lorenzo, allora, il cuore funziona ancora. Da questo incontro avvenuto per caso, su un pianerottolo, parte una lenta e inevitabile resa dei conti. Dei padri troppo assenti, dei nonni non abbastanza amati, dei figli che si sentono orfani senza esserlo.