Cinema
La sperimentazione elettronica per il capolavoro di Griffith
140 minuti di pura sperimentazione sonora dal vivo ad accompagnare le immagini in bianco e nero di un capolavoro della storia del cinema. Non è stata casuale la scelta del film di Griffit del 1916, da parte dei curatori della sezione Musica e Cinema – Il Muto e il Fuoricampo, Dario Oliveri e Andrea Inzerillo, a chiusura del Festival delle Letterature Migranti, ideato dal giornalista Rai, Davide Camarrone. La proiezione della pellicola che ha fatto scuola nel cinema muto “Intolerance” di David W. Griffith ha visto la prima esecuzione assoluta delle musiche dal vivo dalla compositrice e pianista Giulia Tagliavia, Marco Betta al pianoforte, Marco Cappelli chitarre ed elettronica e Domenico Sciajno elettronica e regia del suono. Atmosfere surreali hanno accompagnato sequenze di immagini a volte confuse, tagliate al montaggio in modo grezzo da Griffith, legate però magistralmente dall’ispirazione del poeta americano Walt Whitman con il movimento di culla che rappresenta l’infinito fluire del tempo. Ed è proprio un’armonia al pianoforte di Betta e Tagliavia che accompagna il dondolio, come a volere scandire l’incessante oscillare delle Storia. Sullo sfondo sono sedute tre vecchie che alludono alle tre Parche della mitologia greca. La realizzazione del film, che fonde in un unico affresco generi e suggestioni diverse richiese un investimento di due milioni e mezzo di dollari, con oltre 100.000 metri di pellicola, 5.000 costumi e il coinvolgimento di 7.000 comparse disposte all’interno di immense scenografie in grandezza naturale. Malgrado tutto questo, Intolerance fu un clamoroso insuccesso, proprio a causa del suo messaggio pacifista che si poneva in aperto contrasto con il clima di una nazione ormai sul punto di entrare in guerra. Considerato una pietra miliare, capace di esercitare un incalcolabile influsso sulla storia del cinema («Griffith è dio padre», disse in seguito Sergej Ejženstejn, «egli ha tutto creato, tutto inventato…».), In Memoria di Claude Lanzmann (1925-2018) nelle ricorrenze dell’80° Anniversario della promulgazione delle leggi razziali in Italia (1938) e del 75° Anniversario del rastrellamento degli ebrei di Roma (16-18 ottobre 1943). Il progetto è stato realizzato in collaborazione con la Fondazione Teatro Massimo e il Conservatorio di Musica “Alessandro Scarlatti” di Palermo con il sostegno dell’Associazione Amici del Teatro Massimo, dell’Istituto Siciliano di Studi Ebraici e della Società del Quartetto di Palermo.