Editoriali
La scuola è finita, è tempo di bilanci!
E’ trascorso quasi un anno da quel 30 settembre 2015 in cui iniziò un vero e proprio “esodo” da parte di molti nuovi insegnanti assunti a seguito della riforma. La maggior parte provenienti dal sud hanno dovuto lasciare bambini piccoli, famiglie, mariti per prendere servizio nelle scuole del nord. Secondo il sito “Orizzontescuola” ad agosto, con la fine della mobilità e grazie anche alla deroga sull’articolo 9 comma 108, tutti gli ante 2014/2015 avranno la precedenza nel prendere il posto nelle province di appartenenza, sia per i posti comuni sia per i posti di potenziamento, e, come negli scacchi, spazzeranno altrove chi in questo momento aveva differito o era stato assegnato alla propria provincia. I posti a disposizione non basteranno a soddisfare le esigenze della maggior parte fanno sapere dal sindacato scuola; succederà che le eccedenze sui posti di assegnazione provvisoria non lasceranno scampo a tutti i docenti di fasce B e C, che si troveranno assegnate le sedi a chilometri di distanza. Anche quest’anno dunque in molti si ritroveranno con lo stesso identico problema: emigrare! Nonostante siano stati in molti a intraprendere azioni legali, l’esodo degli insegnanti verso il nord sarà anche quest’anno inarrestabile. Secondo i responsabili dei coordinamenti “non esistono insegnanti di serie A, B o C, la legge 107 ha creato questa assurdità facendo ancora una volta sentire insegnanti pluriqualificati come dei “supporti” o, come spesso vengono apostrofati, dei “tappa buchi”. Parliamo tanto di lotta alla discriminazione e poi, con le loro leggi, sono i primi a crearla”. Ma come tutte le questioni che si presentano complicate e difficili, in molti sono pronti a scommettere che ci possa essere un interesse specifico affinché tutti questi docenti, o comunque una buona parte di loro, siano costretti a dimettersi perché ormai troppo stanchi per intraprendere un percorso lontano da casa e dai propri affetti. L’attacco è nei confronti del premier quando dice che tutti sono stati accontentati nella propria provincia; secondo il sondaggio del “Coordinamento nazionale nuovi assunti e familiari” lanciato sul gruppo che conta 2.700 membri, fra cui molti familiari, è emerso che su 284 docenti fuori provincia, 261 sono fuori perché in una fase di mobilità e assegnazione sede definitiva. Numeri che riguardano un gruppo ma che possono rappresentare un campione statistico sulla situazione attuale. Le segreterie dei ministri e del premier sono occupate quasi sempre da esperti che hanno il compito di consigliare e orientare il politico a fare delle scelte e prendere delle decisioni. E se da un lato la stabilizzazione di migliaia di docenti ha creato posti di lavoro, dall’altro, a causa dell’emigrazione al nord, ha generato insegnanti infelici, non appagati, sofferenti. Molti spendono l’intero stipendio in viaggi aerei pur di non fare pesare la loro assenza ai familiari. E allora viene da chiedersi: un insegnate infelice sarà mai un bravo insegnante?
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