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La nuova legge elettorale

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Oggi il Senato della Repubblica darà il suo voto definitivo  all’approvazione della nuova legge elettorale. Numerosi i tentativi fatti nel corso della legislatura, numerose le proposte ed alla fine di è giunti all’approvazione del nuovo “Rosatellum”.

L’iter costellato da continue manifestazioni di ostilità da parte di diverse formazioni politiche, ricordiamo che in una occasione c’è stato anche uno scontro fisico all’interno dell’aula parlamentare, anche in questa occasione  le violente contestazioni non sono mancate.

E’ consuetudine consolidata che in occasione dell’esame di proposte di revisione della legge elettorale, ognuno tende a realizzarne una su misura per la propria componente, non tenendo conto che anche le altre componenti cercano di ottenerne il meglio. Esigenze diverse, ma contrastanti, impossibile poterle realizzare. In questa occasione qualcosa di nuovo è successo: l’interesse non era quello di realizzare una buona riforma ma quello di danneggiare il Movimento  5 Stelle.

Infatti dall’assegnazione del premio previsto per il partito che avrebbe ottenuto la maggioranza, si è passati alla coalizione resa necessaria, anche con le difficoltà  registrate in Sicilia, dove si sono coalizzate liste disomegenee di destra e sinistra, per battere il movimento 5 Stelle.

Ma la storia ci ricorda quanto avvenne al Senato, sempre per l’approvazione di una legge elettorale, nel 1952 in vista delle elezioni politiche del 1953.

Il Governo, su proposta del Ministro Scelba, presentò un disegno di legge, composto di un solo articolo, con i quale si stabiliva che alla coalizione vincitrice delle elezioni, qualora avesse raggiunto il 50% +1 dei voti validi, sarebbe stato assegnato il 65% dei seggi sia alla Camera che al Senato.

La legge, definita dal PCI di allora “ legge truffa”, venne con una certa difficoltà approvata dalla Camera.

Al Senato l’iter fu più travagliato, la tensione sia all’interno che all’esterno del Palazzo fu estrema, ma l’insistenza e la resistenza del Governo, per accelerare i tempi di approvazione, portarono alle dimissioni del Presidente del Senato Sen Paratore e, dopo poche giorni, anche quella del successore sen. Gasparotto.

Soltanto il Presidente provvisorio sen. Ruini, nel corso di una tempestosa seduta, riusci a fare approvare il provvedimento, con la minaccia dell’opposizione che non avrebbe approvato i verbale della seduta.

Il giorno successivo il Presidente della Repubblica Einaudi promulgò legge e, contemporaneamente sciolse le Camere ed indisse nuove elezioni.

La legge venne sottoposta a referendum che ottenne il 49,8 % e non venne approvata per una differenza di soli 50.000 voti.

angiolo alerci

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