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La “Duchessa di Chicago” apre la stagione del teatro “Al Massimo” di Palermo

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E’ stato definito un musical mitteleuropeo, la nuova versione del  capolavoro del compositore ungherese Emmerich Kálmán. L’autore ungherese fu letteralmente stregato, durante un suo viaggio in America, dalle musiche della new wave, in particolare di George Gershwin che gli restituì, suonando sul suo pianoforte quel bellissimo brano che fu Rapsodia in blu. Probabilmente fu questa la svolta di Kalmàn  nel suo stile compositivo; lui che notoriamente passava come artista eclettico e duttile si fece affascinare dall’inarrestabile energia  di Gershwin, scrivendo assieme a due bravissimi librettisti, Julius Brammer e Alfred Grünwald , questa  straordinaria opera che viaggia sul filo delle melodie viennesi post straussiane e lo stile inconfondibile del musicista americano. C’è tanta energia sul palco del teatro Al Massimo, il cui fondatore, il vulcanico Aldo Morgante, ha voluto aprire la stagione omaggiando il suo regista di punta, il re delle operette, Umberto Scida. Scelta azzeccata, considerato il consueto successo di pubblico e la soddisfazione di assistere a 2 ore di divertimento e spensieratezza puri.  Ciò che colpisce di questa straordinaria compagnia, composta interamente da talenti siciliani, è la grande capacità di fare squadra; loro si divertono e fanno divertire; dal corpo di ballo diretto da Stefania Cotroneo, questa volta forzata dietro le quinte perché in dolce attesa, agli attori  che si muovono con grande sicurezza e bravura. I costumi, della sartoria Arrigo di Milano,  rendono questo spettacolo unico, condito da una orchestra dal vivo, diretta dallo scintillante (per via del suo frack) e sempre bravo, il maestro Diego Cristofaro. In tutto sono in 10 i musicisti, che sembra moltiplichino i suoni con la forza di una royal orchestra. “La Duchessa di Chicago”, rappresenta uno spaccato di come la cultura europea si rapportava a nascenti fermenti e movimenti artistici degli “States”, con gli stereotipi che ci hanno da sempre trasferito,  come la musica innovativa del jazz e del charleston e i tagli mascolini delle ballerine di tip tap I walzer sono intrisi di un dolce canto, di sguardi languidi, di emozioni e sentimenti che rapiscono il cuore; è poi c’è il charleston e gli shimmy che accendono protagonisti e pubblico in un frenetico movimento fatto di ritmi e danze perfette.  Scida si riconferma il grande mattatore, interpreta Mr. James Bondy, con un chiaro riferimento allo sciupafemmine 007. Ha lavorato molto sulla regia  ed è straordinario interprete di questa riscrittura di questa operetta che potremmo audacemente definire due punto zero. Scintillante e briosa il soprano Isadora Agrifoglio, in un paio d’anni vera rivelazione nel panorama lirico, grazie all’intuizione dell’inossidabile coppia Morgante – Scida. New entry il tenore Leonardo Alaimo, nei panni del Principe Sándor Boris, notevoli le sue performance  in perfetta sintonia la protagonista nei panni di una giovane miliardaria americana, Mary Lloyd che decide di acquistare un castello, ormai in rovina, in Europa. Una scommessa vinta con le amiche  del Club delle Giovani Eccentriche. Lo stato di Sylvaria è sull’orlo della bancarotta, il suo sovrano è Pancrazio XXVII, l’attore palermitano Cesare Biondolillo, colonna portante della compagnia Al Massimo, con picchi di crescita professionale davvero notevoli e con un futuro artistico ancora tutto da scrivere, che si preannuncia ricco di grandi successi. I suoi ministri e attendenti, Luciano Falletta, Riccardo Isgrò, Giuseppe Montaperto e Ferdinando Chifari, cercano di tenere tranquilla la popolazione. Si pensa, allora, ad un matrimonio fra teste coronate che possa funzionare come diversivo alle inquietudini della gente. Il Principe decide di fidanzarsi, sia pure in assenza di un vero sentimento, con l’amica di vecchia data, la Principessa Rosemarie di Morenia, sul palco la bravissima Giorgia Migliore, elegante e garbata nella sua recitazione. Mary Lloyd, che porta con sé il fascino e l’irruenza d’oltreoceano insieme ad un ritmo tutto nuovo: quello del charleston. Si innamora così dell’orgoglioso principe ereditario che sembra, comprensibilmente, non rallegrarsi, nonostante la cospicua somma offerta da Miss Lloydd. Efficace l’interpretazione di Micaela De Grandi, nei panni della contessa Dobrugia. La scenografia dell’ormai stabile Marco Giacomazzi. Vale la pena, per la loro bravura, citare  le ballerine: Eliana Pirrello, Noemi Crocilla, Maria Celeste Sammarco, Giulia Tartamella, Martina Basile, Natalie Chifari, Viviana Buzzotta, Martina Petrigno, e il ballerino Giovanni Zappia. Dietro le quinte l’organizzazione perfetta di Maria Teresa Augugliaro, che in tutte le produzioni del teatro Al Massimo, cura sempre la direzione organizzativa. Nei prossimi mesi la compagnia sarà in tournè in tutta Italia, richiesta dai maggiori teatri.   A Palermo si replica fino a domenica.

Il maestro Diego Cristofaro

(Servizio Tg:  Media news)

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