Editoriali

La banalizzazione dell’aborto!Nuove riflessioni sulla 194

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La 194 è la legge che 40 anni fa entrò in vigore in Italia depenalizzando e disciplinando le modalità di accesso all’aborto. A distanza di tutti questi anni i giovani hanno piena consapevolezza del problema ma non lo affrontano da un punto di vista etico, ma pratico. I dati del Ministero della Salute sono chiari: nel 2016 sono state 189.589 le confezioni vendute della pillola dei 5 giorni dopo, l’Ulipristal acetato (16.797 nel 2014 e 145.101 nel 2015), mentre il Levonorgestrel (Norlevo), noto come “pillola del giorno dopo”, nel 2016 ha toccato quota 214.532 (161.888 nel 2015). Mi ha colpito, giorni fa, la dichiarazione rilasciata da un ginecologo dell’Ospedale Macedonio Melloni di Milano, Andrea Natale: “ L’aborto è stato banalizzato, visto che queste pillole le ragazze se le possono andare a comprare in farmacia,  prima invece al pronto soccorso c’era la fila. La conseguenza più immediata è che spesso le giovani donne che ne fanno uso non si pongono nemmeno il problema di eventuali rischi per la salute. La stessa molecola dell’Ulipristal acetato – mette in guardia Natale – a dosi molto inferiori, ossia 5 milligrammi al giorno, che noi utilizzavamo soprattutto per le perdite di sangue di pazienti con fibromi, è stata bloccata perché sono stati segnalati problemi al fegato. Cautelativamente quindi non possiamo più prescriverla. Per la pillola dei 5 giorni dopo, invece, in 30 milligrammi, seppure non risulti sia mai successo nulla, non è stato usato lo stesso metro cautelativo: e infatti continua a essere utilizzata senza prescrizione medica”. “Abortire per le ragazze è una scelta di grande solitudine, vissuta in silenzio; ha raccontato al quotidiano Avvenire, Irene Pivetta, 24 anni, responsabile nazionale giovani del Movimento per la vita. Con l’avvento delle pillole dei giorni dopo è pericolosamente cresciuta una sorta di non consapevolezza: davanti a un rischio di gravidanza il tempo in cui la ragazza è portata a riflettere è annullato, vista la facilità con cui è possibile acquistare le pillole in farmacia, anche senza ricetta. Non c’è nemmeno il tempo di scoprirsi incinta, di dover fissare l’appuntamento per l’aborto, e di potersi aprire a incertezze, a dubbi, a domande. Quella delle pillole è una via d’uscita che tenta molte ragazze”. Ma siamo sicuri che questa sia la strada giusta? Molte altre ragazze si confidano con i genitori e in essi trovano certamente aiuto. Prendono piena consapevolezza che portare avanti una gravidanza diventa una scelta coraggiosa e con meno implicazioni psicologiche. Ecco perché va avviata una massiccia sensibilizzazione nei confronti dei genitori per evitare che l’esperienza dell’aborto lasci cicatrici indelebili.

 

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