Editoriali

Il “pegno” delle famiglie. Sempre più debiti

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Per migliaia di italiani, da febbraio a oggi, è aumentata l’esigenza di ricorrere a servizi di finanziamento per sopperire a mancate entrate economiche.

Uno studio, condotto su un campione di 1.000 persone, dal titolo: “Gli Italiani e l’impatto economico dell’emergenza Coronavirus”, condotto da Affide (leader europeo del credito su stima) e BVA Doxa, ha fotografato la situazione reale sui principali effetti economici causati dalla pandemia.

La ricerca

Dalla ricerca emerge che 2 italiani su 3 hanno avuto e continuano ad avere impatti negativi sulla situazione finanziaria della propria famiglia a causa dell’emergenza. 1 italiano su 4 è pronto a impegnare i propri risparmi e i gioielli di famiglia, per rivolgersi al credito su stima, per avere liquidità immediata. Il 25% del campione totale ha perso una cifra inferiore ai 1.000 euro; i più colpiti sono stati le famiglie con figli (79%), gli autonomi (79%) e i disoccupati (75%), oltre ai giovani nella fascia 18-24 (79%). Per molti connazionali, la corsa alla richiesta di un prestito è stata in questi mesi la soluzione naturale per rispondere alla mancanza di liquidità.

In primis ci sono le spese inattese o impreviste (15%); poi per far fronte alla perdita del lavoro o a una riduzione dello stipendio (8%). Non manca chi vi si rivolgerebbe, però, per pagare l’affitto o il mutuo di casa (5%), per affrontare piccole spese fisse come il pagamento di bollette o la spesa (5%) o per sostenere la propria attività commerciale (4%). Secondo quanto riportato dall’agenzia Agi, in Italia usano in media questo servizio tra le 270.000 e le 300.000 persone ogni anno, per un giro d’affari complessivo di circa 800 milioni di euro affidamenti (dati Assopegno 2019) e un taglio medio del prestito di circa 1.000 euro, secondo quanto dichiarato da Affide.

Il credito su stima

Il credito su stima permette di ricevere un finanziamento offrendo come unica garanzia un prezioso o un gioiello, che resta di proprietà di chi lo impegna e che viene custodito in sicurezza dalla società. Al termine del periodo concordato, il proprietario del bene può scegliere se riscattare il suo bene (come accade nel 95% dei casi), o prolungare il finanziamento. Solo nel 5% dei casi il bene non viene riscattato e va all’asta, sempre per conto del cliente.  I dati sono impietosi; il coronavirus ha fatto perdere a una famiglia in media circa 1.000 euro al mese. “Tra chi ha dichiarato di essere stato colpito finanziariamente – si legge nella ricerca – il 50 per cento ha dichiarato di aver subito un impatto “medio” sulla propria economia (quindi ha dovuto rivedere il proprio stile di vita senza però stravolgerlo a causa della riduzione delle entrate) mentre il 16 per cento parla di un impatto molto forte perché si è visto costretto a chiudere la propria attività o è rimasto senza lavoro.

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