Editoriali

Il monito del capo dello stato a favore della famiglia

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“La pluralità e diversità, che la Carta repubblicana ha voluto garantire, vive nella leale collaborazione fra lo Stato e le autonomie, nella sinergia fra i livelli di governo, nell’esercizio quotidiano dei principi di solidarietà e sussidiarietà, finalizzati ad assicurare l’unità della nazione insieme all’efficacia dell’azione pubblica», così il Presidente Mattarella nel messaggio ai prefetti in occasione della festa della Repubblica. «Il sentimento di appartenenza – ancora le parole del Capo dello Stato – ad una comunità coesa e solidale si cementa, altresì, attraverso l’equilibrato contemperamento degli interessi, essenza della funzione di mediazione che i Prefetti esercitano in più ambiti, alla ricerca di un punto di incontro che anteponga il bene generale alle convenienze particolari. È un compito tanto più delicato nel momento in cui, specie in alcune aree del Paese, le incertezze del ciclo economico sembrano non offrire solide prospettive a molti lavoratori, soprattutto giovani, ed alle loro famiglie. La condizione di donne e uomini in difficoltà – che richiama ciascuno all’adempimento degli inderogabili doveri costituzionali di solidarietà – è alleviata dalle reti di protezione sociale attive sui territori, spesso con il concorso generoso del volontariato e dell’associazionismo, che meritano la stima e il sostegno delle istituzioni».

Riportare una parte del discorso del capo dello stato significa mettere in evidenza ancora una volta il ruolo della famiglia  e dei tanti giovani costretti a emigrare per cercare lavoro. Ce ne siamo occupati tantissime volte, ma mai come adesso, il più alto rappresentante delle situazioni ha a cuore il destino di milioni di giovani e famiglie in difficoltà. La recente tornata elettorale per il rinnovo del parlamento europeo è stata ancora una volta la dimostrazione di una disaffezione verso la politica da parte di milioni di cittadini che hanno scelto di non andare a votare. Un tempo si chiamava protesta o voto di protesta, oggi si chiama indifferenza, perché comunque si è perso anche quel percorso che puntava alla promozione di valori e ideali che interessavano soprattutto le famiglia. Mai come adesso si assiste a uno scollamento verso la politica da parte della società civile. Segno dei tempi che cambiano, purtroppo in peggio! La festa della repubblica appena trascorsa ci invita a riflettere di più sul nostro essere cittadini italiani con diritti e doveri!

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