Cinema
“Il mio corpo vi seppellirà” un western borbonico!
Stasera al Sicilia Film Fest la presentazione del film.
Quell’insolito “western borbonico” nel regno delle due Sicilie
Chissà se l’ingessato mondo accademico, nel rileggere la storia del brigantaggio post unitario, vorrà sempre più prendere seriamente in considerazione il ruolo determinante di tutte quelle donne che hanno combattuto a fianco dei loro uomini, per lo più contadini del sud, contro i piemontesi, responsabili di avere invaso “manu militari” il regno delle due Sicilie.
Le drude
Erano molto temute le bande di briganti i cui capi portavano con sé le loro mogli, costringendole a sopportare ritmi al limite della sopportazione umana, tra estenuanti marce, notti all’addiaccio, sempre in fuga e a nascondersi. Vestivano come gli uomini, sporche, camice e gilet, cinturoni con pistole e pugnali; facevano paura agli stessi briganti, per il loro carattere spietato. I piemontesi le chiamavano “drude” donne di malaffare, frequentatrici di bordelli.
Il film di La Pàrola
Quelle che ci racconta il regista palermitano Giovanni La Pàrola nel suo film: Il mio corpo vi seppellirà, inserito in questi giorni nelle principali piattaforme on demand, sembrano uscite dalle matite dei disegnatori di Tex Willer e potrebbero assomigliare ai protagonisti al maschile dei capolavori cinematografici di Sergio Leone.
Un western garibaldino, lo definisce il regista: “Il mio corpo vi seppellirà è un titolo ma anche l’urlo di battaglia di R, una donna apparentemente senza identità che viene salvata tra le macerie di un incendio e che progressivamente trasforma in “vendetta” la ricerca del suo passato tragico. La sua piccola odissea alla ricerca della propria identità potrebbe essere una metafora della condizione difficile e caotica del meridione, all’alba dell’Unità d’Italia, teatro delle vicende raccontate nel film”.
Le scene
Le scene, ambientante nel 1860, sembrano quelle dei western americani con le montagne rocciose e i grand canyon, e invece la troupe ha battuto i luoghi più impervi della Puglia, in location mozzafiato, tra le Murge, Fasano, la Valle dell’Inferno e la poco conosciuta grotta del Brigante, manco a farlo apposta. Macchinisti ed elettricisti, si sono dovuti imbracare per portare a 300 metri di altezza, le attrezzature e girare in una caverna.
Una delle attrici protagoniste Margareth Madè ha raccontato di avere dormito nella grotta in presenza di pipistrelli, con un’escursione termica fortissima. E’ stata un’esperienza primitiva. “Avevo partorito da sei mesi la mia prima figlia, dice la protagonista di Baarìa di Giuseppe Tornatore; è stato impegnativo andare a cavallo in gruppo, maneggiare il fucile; non ho visto nel cinema recente ruoli così”.
“Cusutu N’Coddu”
Il film di La Pàrola, trae spunto da un cortometraggio dal titolo tutto siciliano “Cusutu N’Coddu”, Cucito addosso girato dal regista palermitano nel 2012; è la storia di un sarto ambulante nella Sicilia di fine Ottocento. “Ho inserito quel personaggio in un progetto più esteso, in cui il gioco è di usare quel momento storico drammatico e pieno di ambiguità e raccontarlo in una chiave di genere”.
Il western, spiega, “è nel paesaggio e nel ritmo d’azione, ma nel film ci sono anche influenze splatter, horror, favolistiche”. Il film di riferimento principale è stato Thriller di Bo Arne Vibenius (1974), storia di vendetta di una ragazza, “per l’escalation di morti e per i personaggi che poi Tarantino ha portato nel suo cinema. La mia idea era di partire da uomini e donne esistiti, reinventando le loro vicende in un viaggio di ricerca dell’identità”. Un film che sta riscontrando i favori della critica e del pubblico anche per un cast eterogeneo ed efficace, Miriam Dalmazio, Antonia Truppo, Margareth Madè, Rita Abela, con i cattivi e famelici Guido Caprino e Giovanni Calcagno, mentre il pupillo di Emanuele Crialese, Filippo Pucillo è il sarto, Gabriele Gallinari che veste i panni del Barone Fortunato che porta in giro la moglie incinta, Filomena, interpretata dalla brava Simona di Bella. Nel cast anche Giuseppe Schillaci e Fiodor Passeo. Tra i produttori il regista Matteo Rovere e Andrea Paris. Un film che merita di essere visto se non altro come distrazione e puro intrattenimento in un momento storico come quello attuale.