Cinema
I fuochi di Borgo vecchio come esplosioni di fiori nel documentario di Riccardo Cannella
Non è un caso se il documentario di un giovane cineasta palermitano venga presentato a poche ore dall’ assegnazione del più importante premio del festival del cinema di Berlino a un regista di documentari italiano, Gianfranco Rosi con il suo lavoro su Lampedusa: “Fuocoammare”. In realtà la prima parola “fuoco” è la stessa che ritroviamo nel titolo del saggio di diploma del Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo, scritto e diretto dal giovanissimo Riccardo Cannella, classe 1991. Sarà una coincidenza ma certamente, non voluta; è certamente di buon auspicio per la carriera di questo ex studente della scuola di cinema dei Cantieri culturali alla Zisa di Palermo, che ha deciso di scrivere la sua “opera prima” dedicandola ad uno dei quartieri più antichi di Palermo Borgo Vecchio e alla sua patrona S. Anna. Una festa trionfale che si celebra ogni anno la domenica successiva al 26 di Luglio, e che vanta una confraternita antichissima, anno di nascita 1555. L’idea del documentario nasce da una semplice passeggiata del giovane Cannella a Borgo vecchio, con una guida d’eccezione, uno degli abitanti più conosciuti, Totò Scavone, cresciuto a “pane e cinema” in quella che fu la sala storica del quartiere, il cine Archimede, tanto caro al compianto critico del Giornale di Sicilia Gregorio Napoli. Nella sala bianca del centro Sperimentale ad assistere alla proiezione la moglie, Eliana, anche lei giornalista. Il rione popolare viene così ripreso da diverse angolazioni, per due mesi, da una telecamera statica, quasi una webcam, che registra il fluire lento della quotidianità con i ritmi concitati e roboanti della festa e non solo. Il documentario inizia e finisce all’interno della chiesa da dove parte e arriva la santa. I confrati a volte assorti nel passo cadenzato, portano in spalla la statua, mentre attorno a loro i fuochi d’artificio esplodono sui tetti dei palazzi e delle case antiche. “A Borgo vecchio nessuno muore di fame, afferma sornione il “Virgilio” del giovane Cannella, Totò Scavone. Qui ci aiutiamo tutti. Borgo Vecchio è un grande palcoscenico, uno spettacolo nello spettacolo e solo chi ci abita può comprenderlo fino in fondo. Farei vedere questo documentario agli autori della trasmissione Le Iene, perché con il loro servizio non hanno raccontato il vero Borgo”. “Fiori di fuoco” tocca punte di grande lirismo quando un suonatore di sax in una piazza vuota intona una melodia malinconica a due straniere, capitate forse lì per caso. E poi la pioggia, di notte, a cambiare uno scenario che si era colorato di giorno, con un improvvisato palco con le prove di un cantante neomelodico. Riccardo Cannella manifesta subito il suo approccio “bruegeliano” che – lui dice – “vuole cogliere il respiro del quartiere, il fluire naturale della vita della borgata ma che vuole segnalare anche la difficoltà per l’osservatore frettoloso di entrare dentro una realtà distonica e la sua armonia nascosta”. Totò Scavone gioca a carte a 300, un’evoluzione della scopa, e lui vuole vincere sempre. Bellissime le immagini della banda che passa dalla piazza, mentre i ragazzi giocano a farsi i gavettoni. Lo sguardo indiscreto dell’obiettivo di Cannella, in questo documentario coglie molto bene i momenti di vita quotidiana, con gli antichi mestieri artigiani, che resistono in questo angolo di Palermo a pochi metri dal salotto di via Libertà. Lo stesso che percorre con il suo carretto variopinto Simone, pronto a fare salire i bambini a suon di tarantelle siciliane. Il suo copricapo ricorda il cappellaio magico. Lui ricovera il cavallino in uno dei “garage – stalla” di Borgo vecchio e anche lui abita qui. I vicoli respirano di storia quella che magistralmente sapeva raccontare nella tradizione orale, quel grande scrittore e antropologo che fu Giuseppe Pitrè. Sorprende scoprire che colui che ispirò con le sue fiabe Luigi Capuana e Giovanni Verga, nacque in via Collegio di Maria, proprio a Borgo vecchio; al civico 83 una lapide ricorda la sua data di nascita, 21 dicembre 1841.
Fiori di fuoco ha già ricevuto importanti riconoscimenti come l’Awards of Merit per il miglior documentario d’esordio, miglior suono e miglior montaggio al World Documentary Awards di Jakarta ed è stato selezionato dallo Hollywood International Independent Film Festival e da RomaCinemaDoc. A 19 anni Riccardo Cannella ha vinto il Bisacquino Festival Set 2011 con il cortometraggio La pietra e il ferro. Al suo attivo la scrittura e la direzione di una serie di corti e documentari tra cui Scolpire il Tempo, Chi vuoi che sia e I come Isgrò.
Il documentario è stato realizzato e prodotto da Centro Sperimentale Cinematografia Production, su incarico della Sede Sicilia, grazie al contributo della Regione Siciliana, Assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo, Ufficio Speciale per il cinema e l’Audiovisivo/ Sicilia Film Commission, nell’ambito del Programma “Sensi Contemporanei Cinema e Audiovisivo” gestito insieme all’Agenzia per la Coesione Territoriale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e alla Direzione Cinema del MIBACT. A introdurre il film il direttore dell’Ufficio speciale per il cinema e l’audiovisivo della regione siciliana, Alessandro Rais, seguito dal coordinatore didattico della sede Sicilia del Csc , il regista Roberto Andò.
IL TRAILER
Giornale di Sicilia, mercoledi 24 febbraio 2016