Editoriali
I buoni propositi del 2015
Il natale è passato e si è portato via anche un anno, il 2014, carico di tanta amarezza e delusione, per una crisi economica che gli anziani non ricordano neanche durante il periodo della guerra. Cosa aspettarsi dunque dal 2015? Provando a fare una forzatura alla tradizione, forse la letterina a Gesù bambino andrebbe scritta adesso, i primi giorni di questo 2015. Da adulto provo a osare: “ Caro Gesù, portami degli occhi nuovi, da bambino, per guardare il mondo e gli uomini con maggiore fiducia, con meno pessimismo. Portami delle mani nuove che non si stringano in pugni per colpire l’altro ma si protendano verso gli altri, in gesti di amicizia. Portami piedi nuovi che sappiano calpestare con rispetto la terra di ognuno; sappiano entrare negli ambienti e nelle circostanze della vita con delicatezza, rispettando tutti e tutto e sappiano giungere piano piano, passo dopo passo, fino ai confini del mondo. Portami una testa nuova che sia capace di leggere e cogliere anche le cose più invisibili. Una testa per pensare e collaborare a costruire condizioni di vita migliori e più giuste; una testa che non si proietti mai a fregare gli altri. Soprattutto portami un cuore nuovo, un cuore da bambino, entusiasta, che sappia ricevere e dare amore, un cuore che sappia ben governare gli occhi, le mani, i piedi e la testa. Spesso il cuore dell’uomo è pieno di rabbia, rancore, livore e purtroppo non lascia spazio alle emozioni e a quegli stimoli che solo un bambino o un adolescente può avere per sognare in grande. Il grande desiderio per il 2015 è probabilmente quello di aspirare ad avere un cuore, capace di dare e ricevere tenerezza e misericordia, capace di amare e di lasciarsi amare. Nella memoria di ciascuno rimangono natali e capodanni di un tempo, che scandiscono il lento ma inesorabile scorrere degli anni. Per qualcuno lo scorso natale è stato sofferto, per un dolore o un lutto; la tristezza “rovina” la festa, ma anche in momenti così il messaggio di un Dio che si fa uomo, che viene a offrire speranza ad una umanità più che mai bisognosa di speranza, sa offrire quel guizzo fulminante che diventa un astro luminoso che può condurre, ogni giorno, alla grotta di Betlemme. Adesso che si sono spente le lucine della festa, rimangono i buoni propositi per un anno che è iniziato, che non porti più povertà e miseria, e che allontani “quell’Erode di turno” che due millenni fa insidiò la venuta di Cristo e che oggi non vuole che si restituisca dignità ad ognuno, attraverso il lavoro. Ripartiamo e continuiamo a investire allora sulla famiglia, perché Gesù, nascendo in una famiglia, ci invita a riconoscere la dignità, la bellezza e l’unicità irripetibile di questo luogo umano nel quale sboccia, cresce e fiorisce la vita. È innanzitutto la vita dei bimbi che nascono, ma è anche la vita degli sposi e di tutti coloro che sono coinvolti nell’avventura familiare, a partire dai nonni. Viviamo dunque questi giorni di inizio d’anno con il sorriso sulle labbra, consapevoli che i nuovi poveri purtroppo aumentano e che hanno dentro una sofferenza più acuta per le privazioni che un mondo distratto riserva a chi anela ad una umanità più giusta e fraterna.
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