Editoriali

Giovani migranti

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Siamo sempre più proiettati verso una mediazione tra diverse culture di cui sono portatori gli alunni delle nostre scuole. Non ci sono dubbi sulle prospettive future: la scuola italiana già da tempo si è posta obiettivi interculturali; ma ci chiediamo noi siamo pronti e maturi nel considerare le differenze di etnia non come ostacolo ma come ricchezza? Se scorriamo gli ultimi dati forniti in occasione della giornata mondiale delle migrazioni, di metà gennaio, ci rendiamo conto che ormai difficilmente le classi sono monoetniche, e questo dovrebbe spingerci verso un’evoluzione del modello educativo. Già fra una decina di anni si cominceranno ad avvertire i primi cambiamenti; a scuola gli alunni stranieri saranno più numerosi di quelli italiani. Un sorpasso che statistici e demografi prevedono nel 2050. Ci ha colpito molto il tema assegnato ad un convegno da parte della commissione episcopale per le Migrazioni della Cei: “Giovani migranti: risorsa e provocazione”. In Italia, secondo l’ultimo dossier statistico Immigrazione di Caritas-Migrantes di Roma, sono 665mila i minori stranieri residenti all’inizio del 2007, mentre circa 560 mila sono gli italiani minorenni emigrati all’estero. Ma a registrare con maggiore evidenza la densità della popolazione giovanile straniera nel nostro Paese è soprattutto la scuola: secondo gli ultimi dati del ministero dell’Istruzione nota Migrantes – gli alunni stranieri nell’anno in corso sono più di 500 mila, circa il 6 per cento della popolazione scolastica”. In genere, il primo approccio dei ragazzi e delle famiglie italiane è quello che si ha quando si è abituati a una monocultura: sospetto, paura, diffidenza, a volte disprezzo. Siamo profondamente convinti, ed è questo il suggerimento che ci sentiamo di dare alle famiglie che ci leggono, che grazie all’incontro reale tra gli alunni, i giovani, le famiglie in genere, l’atteggiamento cambia profondamente e si riconosce la ricchezza del confronto e del dialogo. E poi in ultima analisi il discorso della cittadinanza adesso è di primaria importanza; molti giovani vivono questa limitazione con estremo disagio. Chi nasce in Italia da genitori stranieri deve essere riconosciuto come italiano! La cittadinanza deve discendere dallo “ius soli” e non più dallo “ius sanguinis”. Forse è giunto il tempo che si debba affermare con vigore questo principio!

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