Editoriali
Non litigate mai davanti ai vostri bambini!
E’ questo il monito di Papa Francesco, durante l’omelia della messa per il Battesimo di Cristo celebrata nella Cappella Sistina. Per il pontefice “è normale che gli sposi litighino, sarebbe strano il contrario. Fatelo pure, ma fatelo in modo che loro non vedano e non sentano. Non sapete l’angoscia che riceve un bambino quando vede litigare i genitori”. Il succo del suo appello è quindi semplice: “Non litigate mai davanti ai vostri bambini”. Secondo Anna Coppola De Vanna, psicologa e psicoterapeuta familiare autrice, assieme a Ilaria De Vanna, del libro: “Senti che urla! Quando i genitori litigano”, a volte, i genitori si colpevolizzano per ogni cosa e temono che il bimbo avrà un trauma per tutta la vita. Ma non è così; “la lite va vista come qualcosa che può accadere”, dice l’esperta. Se non ce la facciamo al momento a essere così pronti e lucidi da evitarla, è importante, poi, riconoscere quanto è successo e correre ai ripari con i figli. Quello che conta davvero è non minimizzare il fatto che il bimbo abbia assistito a una situazione spiacevole. Un comportamento adulto è anche quello di chi commette un errore e poi ripara. Non lo è invece chi lascia passare o sostiene che l’episodio non ha avuto importanza. Il pretesto “tanto è piccolo, non capisce!” non giustifica il fatto di ignorare il figlio senza confortarlo rispetto al litigio di cui è stato testimone. Di fatto, in età prescolare, può non capire bene i contenuti ma afferra chiaramente che qualcosa tra mamma e papà non va. “La psicoterapeuta consiglia di trovare un momento subito dopo la lite per rassicurare il bimbo. Passata la burrasca, è fondamentale prenderlo vicino e dirgli: ”Guarda, può capitare, mamma e papà, però, ti vogliono bene”. È importante, dice Anna Coppola De Vanna, confortarlo sul fatto che “i grandi”, a volte, sono un pò strani; occorre trasmettere l’idea che la lite è un incidente, un evento, qualcosa che passa. Un po’ come quando cadi e ti sbucci un ginocchio: fa male, ma poi passa. C’è poi anche un problema di suoni e rumori; la vita di ogni bimbo è fatta di ritmi, suoni, rumori della casa, lo stridere di una voce è un boato per lui. Intorno all’anno, o anche meno, il piccolo si può spaventare per un tono più alto, ma non casca il mondo”. Se proprio i genitori devono litigare è sempre meglio scegliere un luogo appartato. La psicologa dice che il bimbo percepisce mamma e papà come una sorta di ‘contenitore colorato’ che lo fa sentire figlio di quella coppia. “La scatola è la somma dei ‘colori’ e delle qualità, dei due genitori: il papà, per esempio, è più giocoso e la mamma un po’ più regolativa – spiega la psicoterapeuta. La somma delle caratteristiche dei genitori ha una funzione rassicurante sul bimbo. Se i genitori litigano, si sgretola questo ‘contenitore’ che rappresenta lo spazio affettivo e relazionale del bimbo. E questo causa la paura di sentirsi solo, perché il contenitore dà il senso di appartenenza a quella famiglia” spiega l’esperta.