Cinema

Gassman raccontato dalla figlia Paola

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Gli omaggi a Vittorio Gassman continuano in un sequel ricco di incontri: al Barion Paola Gassman ha presentato il suo libro“Una grande famiglia dietro le spalle” con Fabrizio Deriu curatore del volume “Vittorio Gassman. L’ultimo mattatore“.

Un grande artista si riconosce dalle inesauribili storie e vicende che ci regala e che non smettono di incuriosire gli appassionati, dalle molteplici sfaccettature che non si possono raccogliere in una sola biografia. Paola Gassman racconta Vittorio come un uomo timido, come un padre che non ha mai voluto essere tale ma che ha sempre cercato di condividere la sua passione con i propri figli, la recitazione, come dimostra il successo di Alessandro Gassman nel cinema e della stessa Paola, figlia del teatro:”Siamo diventati amici io e lui, avendomi avuta cosi giovane, a 23 anni.”

“Da dove è nato il libro?” – chiede Jean Gili durante l’incontro – “Quando mi complimentai con mio padre per la pubblicazione di un testo scritto da lui, che conteneva lo studio dei personaggi da lui interpretati, mi disse che avrei dovuto continuare a scrivere io degli altri ruoli non citati e così quando è morto ho sentito un richiamo e l’ho fatto”.

Vittorio ha lasciato una grande ricchezza artistica nel panorama internazionale e l’ha fatto anche con i figli: “E’ stato un grande padre: nella sua negatività ha trovato il modo di essere splendido”. Come ogni grande artista non amava riguardarsi, pensava di essere pessimo e in pochi conoscono la sua ambizione autoriale: ”Era molto bravo a rimproverarsi e diceva che avrebbe voluto fare regia teatrale”.

Non è stato facile per un attore nato in un contesto teatrale spostarsi davanti una cinepresa; in questo il regista Monicelli è stato fondamentale per la carriera di Vittorio Gassman ma “l’ha mascherato in personaggi che ingabbiavano la sua vera natura da timido”.

“Il teatro è un mestiere pericoloso dove l’unica possibilità è aggravarsi, ”legge Paola tra le pagine del suo libro questa citazione del padre. Ciò che non condivideva con lui era la volontà di confondere la vita con recitazione. “Diceva di aver modificato totalmente la sua natura: da timido a cavallo pazzo, da cattivo a fragile.” E’ da qui l’origine della depressione di un personaggio così poliedrico che diventa una sfida inquadrare in banali diciture. Il famoso mattatore in realtà è solo una piccola parte che segna la figura di Vittorio Gassman, che tra i sorrisi mossi dalla tenerezza della figlia è ricordato per le sue qualità più intime: un uomo timido ed empatico.

“Mia madre non voleva che io facessi l’attrice: ho deciso di testa di fare l’attrice” racconta Paola e rivolgendosi alle future generazioni afferma: “Un ragazzo ha bisogno di sperimentare prima le varie forme d’arte, non bisogna togliere la sperimentazione”, ma l’unica stoffa per diventare attori rimane la vocazione: bisogna volerlo così come lo desiderava Vittorio a punto di sacrificare il confine che divide la realtà con la finzione. (Fonte: Bifest)

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