Editoriali
Il fattore famiglia! Grido d’allarme verso le istituzioni
Un territorio che sia nazionale, regionale o comunale a misura di famiglia; lo chiedono a viva voce tutti quei nuclei in grave difficoltà economica, in un momento storico in cui purtroppo la grande assente nel dibattito politico, nel periodo della pandemia, è proprio la famiglia. L’obiettivo dovrebbe sempre più diventare comune, cioè sostenere le famiglie in grave difficoltà economica ma anche dotarle di servizi essenziali al fine di contrastare la denatalità e l’emigrazione dei giovani. Leggendo le dichiarazioni di uno dei rappresentanti del centro educativo della provincia di Cosenza, Giorgio Porro, mi ha colpito la frase del titolo: “Fattore famiglia”. Quando si riferisce ai giovani ritiene che vadano visti come risorse, come titolari di diritti. Lo sport per esempio ha una grande valenza educativa ma anche di prevenzione di altri disagi e devianze. Affrontando il tema delle politiche scolastiche ed educative, Porro auspica che vengano messi in atto tutti gli strumenti per la creazione di “Patti educativi di Comunità” che tengano conto di alcune direttrici inalienabili: nuove povertà educative, dispersione scolastica, abbandono dell’attività sportiva, rafforzamento dell’offerta formativa delle scuole, riqualificazione degli ambienti di apprendimento”. Gli ha fatto eco Patrizia Surace, Consigliera Unicef e componente dell’Osservatorio nazionale su infanzia e adolescenza, che ha ricordato “le migliaia di minori che rischiano di uscire per sempre dal sistema educativo e di formazione, l’importanza di attivare servizi come la neuro psichiatria infantile, i patti educativi di comunità, di incentivare i ragazzi alla partecipazione alla cosa pubblica”. L’analisi ci spinge dunque a una riflessione: viviamo in territori che hanno forti carenze culturali, politiche educative ed economiche. Molti comuni si preparano al rinnovo delle amministrazioni e si assiste purtroppo al solito siparietto demagogico, con programmi elettorali fotocopia e dove è triste pensare che quando un giovane si candida lo fa perché pensa di avere assicurato per 5 anni lo stipendio da consigliere. Permane la solita vecchia e tradizionale mentalità del posto fisso dove la politica si è omologata al pensiero comun ormai desueto e per nulla al passo con i tempi. Anche la famiglia sotto questo punto di vista si troverà sempre più costretta a rivedere i propri paradigmi e orientare i figli nella direzione più giusta.