Editoriali
Giovani, attenti alle fake e a non diventare voi stessi fake!
Fake è un termine inglese che sta a significare “falso”, “contraffatto”, “alterato”. Come neologismo italiano è stato usato per indicare la sostituzione di contenuti pubblicitari con slogan di protesta, come critica a certe politiche aziendali”. Questo quanto riferisce la più grande enciclopedia on line, Wikipedia.
Oggi si sente molto parlare di fake news e l’invito è sempre quello di verificare la fonte della notizie e di non fidarsi di un titolo o di uno slogan che hanno del sensazionale. Anche il papa ha voluto prendere in prestito dal gergo comune la parola “fake” e lo ha fatto con un messaggio diretto, in vista della 33esima Giornata Mondiale della Gioventù (Gmg) che si svolgerà a Panama il prossimo anno e che sarà celebrata a livello diocesano il 25 marzo prossimo.
“Non nascondetevi dietro a maschere e false identità, fin quasi a diventare voi stessi un “fake”, ossessionati dal maggior numero possibile di “mi piace”. Non dobbiamo meritare la vicinanza e l’aiuto di Dio presentando in anticipo un “curriculum d’eccellenza”; non lasciamo che i bagliori della gioventù si spengano nel buio di una stanza chiusa in cui l’unica finestra per guardare il mondo è quella del computer e dello smartphone”.
“Oggi – scrive papa Bergoglio – sono tanti i giovani che hanno la sensazione di dover essere diversi da ciò che sono in realtà, nel tentativo di adeguarsi a standard spesso artificiosi e irraggiungibili. Fanno continui “fotoritocchi” delle proprie immagini, nascondendosi dietro a maschere e false identità, fin quasi a diventare loro stessi un “fake”. C’è in molti l’ossessione di ricevere il maggior numero possibile di “mi piace”.
E da questo senso di inadeguatezza sorgono tante paure e incertezze. Altri temono di non riuscire a trovare una sicurezza affettiva e rimanere soli. In molti, davanti alla precarietà del lavoro, subentra la paura di non riuscire a trovare una soddisfacente affermazione professionale, di non veder realizzati i propri sogni. Sono timori oggi molto presenti in molti giovani, sia credenti che non credenti.
E anche coloro che hanno accolto il dono della fede e cercano con serietà la propria vocazione, non sono certo esenti da timori”. Per noi cristiani, in particolare, la paura non deve mai avere l’ultima parola, ma essere l’occasione per compiere un atto di fede in Dio e anche nella vita.