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Esce in sala “L’Eroe” protagonista Salvatore Esposito

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Cristiano Anania costruisce in provincia la storia di un giovane giornalista, Giorgio, che va a legare la sua con uno dei casi, l’ultimo, che sta trattando per il suo giornale. L’occasione è il rapimento di un bambino, nipote della donna più ricca e influente del paese, che scompare nel nulla e diventa il caso mediatico del momento. E Giorgio è proprio quel redattore che ha saputo introdursi nelle simpatie della famiglia del bambino e grazie alla sua caparbietà, si pone le domande scomode che tutti evitano con cura, fino a diventare l’eroe del caso.

di scontro e di riscrittura della storia. Perché malgrado sia girato in maniera professionale, “L’Eroe” paga una sceneggiatura troppo piena di discrepanze, di dimenticanze e di leggerezze che la lettura accurata da parte di qualcun altro avrebbe certamente evitato.

Ad esempio, assodato che il bambino ha visto in faccia il suo rapitore (lo vediamo nella ricostruzione immaginaria degli investigatori) perché al momento della sua liberazione nessuno gli mostra la persona che è stata arrestata chiedendogli se è l’autore del rapimento? Noi lo sappiamo perché, certo, per arrivare al finale drammatico e moralista, ma per la polizia e per la logica che dovrebbe regolare le fasi di scrittura, sembra proprio che la migliore soluzione sia sorvolare.

Salvatore Esposito è Giorgio e si impegna al massimo per nascondere ogni aggressività che potrebbe ricollegarlo al personaggio di “Gomorra La serie” che lo ha imposto al grande pubblico. Così facendo però si priva di ogni energia umana finendo per essere davvero poco incisivo e coinvolgente. Il resto del cast, da Marta Gastini a Cristina Donadio fanno il massimo per mettere in scena dei personaggi non del tutto disegnati; ma anche qui è il solito problema di scrittura (Fonte: Cinemaitaliano.info; Stefano Amadio)

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