Editoriali
Effetto Flynn
Avete mai sentito parlare di questo strano termine? Ormai l’enciclopedia universale per eccellenza è Wikipedia e se digitate la parola “Effetto Flynn” ecco cosa esce: “consiste nell’aumento nel valore del quoziente intellettivo medio della popolazione, osservato da James Flynn nel corso degli anni. L’effetto è stato da lui rilevato in svariati paesi ed è stato da lui ritenuto, quindi, come indipendente dalla cultura di appartenenza. Flynn osservò come, nel corso degli anni, il valore del quoziente intellettivo fosse aumentato in modo progressivo, con una crescita media di circa 3 punti per ogni decennio. Benché l’intensità di questa variazione sia diversa da paese a paese, i dati rivelavano comunque variazioni positive, nel corso degli anni. Tra le varie ipotesi che tentarono di spiegare questo aumento furono annoverate una migliore alimentazione, una crescita degli anni di scolarizzazione e, soprattutto, una maggiore capacità di risolvere problemi logici ed astratti, molto più frequenti nell’ambiente socio culturale odierno”. Rispetto a questi studi, in questi giorni, l’Accademia nazionale delle scienze ha pubblicato i risultati di una indagine che ha svolto in Finlandia su un enorme campione di giovani (mezzo milione) arruolati per la leva. I test di psicologia effettuati mostrano il miglioramento negli anni di alcuni tratti della personalità; ne emerge che un giovane di oggi è più simpatico, estroverso e sicuro di sé rispetto ai suoi genitori. Ma secondo l’indagine la la crescita di quel quoziente intellettivo che aveva trascorso tutto il ‘900 Il cosiddetto “effetto Flynn”, raggiungendo livelli sempre più alti, si è fermata. Nel nuovo millennio l’andamento dunque sembra arrestarsi o addirittura invertirsi, con l’eccezione dei paesi asiatici. Studiare come cambia la personalità di una popolazione nei decenni non è semplice e i sondaggi sull’evoluzione del nostro carattere sono di conseguenza molto rari. Molti esperti di psicologia dello sviluppo, hanno descritto molto bene l’evoluzione dei giovani di oggi rispetto a quelli di 20-30 anni fa. Ha influito certamente l’innovazione tecnologica ha stimolare aree del cervello che in passato venivano trascurate o sottodimensionate. Oggi esistono molti stimoli che rendono i ragazzi certamente più veloci e ricettivi, ma c’è sempre il rovescio della medaglia. Forse la corsa all’innovazione tecnologica e alle intelligenze artificiali potrebbe per certi aspetti inficiare quei processi di creatività che richiedono maggiori tempi di riflessione!