Editoriali

Il regno delle due Sicilie; lettera aperta

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Mi ha molto colpito una lettera aperta, pubblicata su una testata on line,  Bravenews, scritta da un giovane, Emilio Caserta e  indirizzata al presidente della repubblica Mattarella, in occasione della sua visita a Napoli per il 180 anniversario della ferrovia. Pubblicarla integralmente sarebbe troppo lunga ma ci sono dei passaggi importanti che riguardano le giovani generazioni del sud Italia, campane e siciliane in particolare visto il riferimento borbonico al regno delle due sicilie. La fine della lunga e accorata lettera dice: “Noi meridionali, dopo 159 anni di unità d’Italia, vorremmo semplicemente che ci venissero riconosciuti gli stessi diritti, opportunità, strutture, infrastrutture, del resto d’Italia e magari di tutta Europa. Perchè so bene che quella valigia mi sta aspettando dietro l’angolo, come i 20 milioni di meridionali emigrati in questi ultimi anni, ma farò in modo di ritardare il più possibile la mia partenza e di conseguenza il mio definitivo “addio” che questa terra troppe volte si è sentita dire”. Caserta scrive: “..spesso ho avuto la percezione che questa terra, pur avendo donato tanto all’Italia non solo negli ultimi 160 anni di unità, ma anche in precedenza con la prima ferrovia, le pensioni, la raccolta differenziata, l’osservatorio astronomico, quello vulcanologico, la prima illuminazione stradale, il reddito di cittadinanza (che di fatto lo stato Italiano ha reintrodotto dopo 158 anni) e, ancora, il teatro, la musica, la letteratura… non viene tanto apprezzata dal resto dei fratelli italiani, quanto invece tende a fare il resto del mondo. Ancora oggi ci sono problemi evidenti di “convivenza” con chi, solo per fare qualche esempio, specialmente negli stadi, intona gran parte delle volte cori razzisti nei nostri confronti o con quelli che negano ai nostri emigranti di prendere in fitto qualche stanza per salire al Nord e andare a studiare o a lavorare. Caro Presidente, faccia in modo che il Sud non venga più abbandonato, che i fondi destinati al Sud (ossia il 34,3%), vadano veramente al Sud e non rimangano invece solo le briciole (lo Svimez e la commissione finanze hanno dichiarato che al sud arrivano 61 miliardi in meno ogni anno). Faccia in modo che siano i meridionali a gestire i loro beni turistici e culturali e non aziende estere o del Nord, come spesso accade”. L’accorato appello di questo giovane meridionale siamo certi, per la sensibilità dimostrata dal capo della stato, che non rimarrà inascoltato. Rappresenta comunque l’ennesimo segnale di disagio di ragazzi che non vogliono lasciare la famiglia per emigrare. Molto spesso non è neanche vero che fa bene  andare all’estero per fare delle esperienze, perché, dopo avere preso una laurea, migliaia di giovani italiani sono costretti a fare i camerieri nella ristorazione pur di mantenersi e comunque quasi sempre non potendo mettere da parte nulla. La riflessione dunque è se davvero utile perdere questo tempo prezioso, sottrarlo ad un vero apprendistato o stage in aziende che possano valorizzare i talenti e i faticosi studi, anche e soprattutto supportati da sacrifici economici da parte delle famiglie.

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