“La dieta mediterranea è considerata la migliore perché elogia l’equilibrio e il gusto”. Lo afferma Deborah Tognozzi biologa nutrizionista, specialista in applicazioni Biotecnologiche del Gruppo Sanitario Usi, commentando la classifica del “best diets ranking 2020” elaborato dal media statunitense U.S. News & World’s Report’s, che vede appunta la dieta mediterranea al primo posto nel mondo nel 2020.
“La dieta mediterranea prevede prevede l’utilizzo di tutti i gruppi alimentari senza esclusione e quindi apporta all‘organismo tutti gli elementi nutrizionali di cui ha bisogno”, spiega l’esperta. “Nello specifico prevede il consumo principalmente di frutta e verdura; cereali di diverso tipo ma prevalentemente integrali; di grassi insaturi, soprattutto l’olio d’oliva; fino ad arrivare al vertice della piramide alimentare prevedendo l’uso di vino rosso e di piccole quantità di dolci. Quindi, non ci sono – prosegue – eliminazioni. È previsto anche l’utilizzo di carni bianche e rosse, pesce e altre tipologie di alimenti di origine animale. Inoltre, prevede il consumo elevato di acqua, almeno tra i 3 ai 6 bicchieri al giorno, e attività motoria”.
Tutto questo, secondo Tognozzi, comporta il miglioramento dello stato di salute. “La dieta mediterranea – dice l’esperta – prevede un aumento del consumo di grassi insaturi che facilitano la diminuzione dei trigliceridi. Il consumo di pesce azzurro, di olio d’oliva, così come il consumo limitato di carni e l’utilizzo di molta frutta e verdura va a determinare il miglioramento delle condizioni di salute, come la riduzione della glicemia, il miglioramento della pressione arteriosa, la diminuzione del colesterolo. In letteratura scientifica ci sono dati solidi, raccolti su un lungo periodo, che dimostrano un miglioramento della salute generale legato alla dieta mediterranea”.
Nella classifica americana delle migliori diete del 2020 sul podio, rispettivamente a secondo e al terzo posto, troviamo la dash e la flexariana. “Entrambe sono un’evoluzione della dieta mediterranea”, spiega Tognozzi. “La Dash è più rigida e pragmatica perché prevede dei menù rigidi e anche unità di misure definite. Prevede – prosegue – dell’attività motoria definita, tipico dei paesi anglosassoni. E’ utile allo scopo di abbassare la quantità di carni consumate”.
La dieta flexeriana è per l’80 per cento vegetariana. “Ma ha una ridotta rigidità – spiega l’esperta – rispetto alla dieta vegetariana in quanto prevede dei prodotti di origine animale, tra i quali il pesce di alta qualità e preferibilmente le carni bianche. Ma il tutto deve basarsi basa sull’estrema qualità degli alimenti. Si pone quindi attenzione alla provenienza dei prodotti – si preferisce quella a chilometro zero – per garantire un giusto apporto di nutrienti qualitativamente elevati. Anche in questo caso c’è una forma di equilibrio senza eliminazione di alcuni tipi alimentari. A differenza della dieta mediterranea c’è un contenuto ridotto di pasta e pane”.
Come riferisce Tognozzi, la dieta mediterranea è costituita per il 50-60 per cento di carboidrati, per il 30 per cento di grassi e il resto proteine. “Ma attenzione: l’elevato apporto di carboidrati si basa su un’accurata valutazione dell’indice glicemico e della tipologia di cereali che vengono utilizzati”, precisa l’esperta. “Non meno importante la dieta mediterranea prevede piatti gustosi, provenienti da aree con una cultura culinaria di altissimo livello. La varietà di ingredienti e alimenti danno gusto al prodotto utilizzato”, conclude.
(Fonte: AGI)