Editoriali

Gli effetti psicologici della d.a.d. sugli adolescenti

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Gli effetti della didattica a distanza si stanno studiano a quasi  un anno dalla sua piena attuazione. Un gruppo di esperti del Centro di Neuropsicologia dell’Apprendimento di Humanitas Medical Care di Catania, ritiene che un brusco cambiamento nell’ambiente di apprendimento e le limitate interazioni e attività sociali hanno generato una situazione insolita per lo sviluppo cognitivo dei giovani studenti. Gli studi, dice la psicologa Marcella Mauro, hanno dimostrato che eccessivo attaccamento, disattenzione e irritabilità sono le condizioni psicologiche più gravi in bambini ed adolescenti. Gli esperti di neuroscienze suggeriscono come sia essenziale per la comunità scientifica e gli operatori sanitari, ma anche per chi lavora nelle scuole e per le famiglie, valutare e analizzare l’impatto psicologico causato dalla pandemia sui bambini e sugli adolescenti. Infatti, svariati disturbi mentali possono iniziare a manifestarsi in queste fasi della crescita. Le scuole, i genitori e le istituzioni sanitarie dovrebbero implementare linee guida di primo soccorso per assistere i bambini nelle loro difficoltà emotive e psicologiche. Si tratta di una situazione che, solo in Italia, tocca un bacino di 8 milioni di studenti. Su scala globale, una mappatura realizzata dall’Unesco ha fatto emergere che sono oltre 580 milioni gli allievi colpiti in prima persona dalla chiusura delle scuole, dopo i picchi di quasi 1 miliardo raggiunti nella prima ondata della pandemia. “Non avere contatti fisici, reali, con i propri pari impoverisce la “dieta” del nostro cervello emotivo, dice l’esperta. Nei più piccoli, soprattutto di sesso maschile, l’impossibilità di giochi fisici, resi possibili dagli spazi e dall’appartenenza ad un gruppo, generano irrequietezza e sintomi psicosomatici. Negli adolescenti e preadolescenti, che vivono un’età in cui l’inclusione e l’accettazione nel gruppo di pari è meta essenziale da raggiungere, la chiusura forzata può aggravare quel senso di solitudine piuttosto frequente in fase dello sviluppo. Di conseguenza, aumenta la propensione all’isolamento con il rinchiudersi in camera e passare ore su internet, e la mancanza di contatti fisici con i pari finisce per trasformarsi in un fattore di rischio per conflitti in famiglia”.  Gli esperti indicano i genitori come “capsula di protezione”; attraverso una genitorialità positiva, i genitori, i tutori e i membri della famiglia possono creare routine quotidiane coerenti per evitare l’angoscia. Non pretendere di avere tutto sotto controllo, ma essere disponibili a parlare delle proprie emozioni – positive o negative che siano – per “normalizzare” anche le emozioni difficili da vivere.

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