Editoriali

Da grande farò….

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Quante volte da bambini abbiamo pronunciato questa frase? E a quanti bambini sentiamo spesso ripeterla? Ovviamente nessuno delude le aspettative e asseconda la volontà di chi esprime il desiderio di diventare: medico, avvocato, ingegnere, giornalista. Sogni, utopie che scandiscono forse la fase più bella della vita di un giovane, quella cioè della costruzione del proprio futuro. E’ facile immaginare la considerazione che sto per fare e che inevitabilmente ci proietta sulla crisi atavica che attraversa il nostro paese, con l’insuccesso dei piani formativi e universitari che anzichè preparare i giovani al mondo del lavoro li preparano al precariato e alla disoccupazione permanente. “Da grande farò” è una parola che suona come una beffa, un inganno perché chi immagina il proprio futuro spesso è lasciato da solo di fronte a una serie incredibile di ostacoli che inevitabilmente sbarrano il cammino verso il mondo del lavoro e quindi della realizzazione professionale. L’idealizzazione di tutti quegli strumenti che possano permettere ad ogni giovane di cercare e costruire da solo, ma con più forza e consapevolezza, la propria strada, diventa una chimera. Recentemente ho letto una intervista al professore Maurizio Caserta, insegna economia all’università di Catania ed è stato lo sfidante dell’attuale sindaco Enzo Bianco. Ha ripreso gli ultimi dati Svimez che considera la Sicilia fra le peggiori in termini di crescita economica, consumi e disoccupazione. Caserta indica sostanzialmente tre assi sui quali la regione ha fallito negli ultimi anni: agricoltura, energia e turismo. Settori in cui la Sicilia ha un vantaggio competitivo che deriva dai luoghi che non sono stati sfruttati abbastanza e che quindi non hanno consentito di generare ricchezza. Secondo il ricercatore universitario l’immagine della nostra terra e del presidente della regione è diventata abbastanza stereotipata e non servono soltanto i proclami antimafia, occorrerebbe chiedere a chi ci governa quali sono i programmi per i prossimi 10 anni in termini di energie rinnovabili? Come si intende riconvertire il settore petrolchimico? A questo aggiungiamo noi anche gli insediamenti industriali come Termini Imerese, ormai oggetto soltanto di proclami pubblicitari. L’idea che Caserta si è fatto è davvero interessante e l’ha comunicata durante la sua campagna elettorale: “riempire le città di piccole imprese in diversi settori perché l’occupazione è generata da 3 fonti: pubblico, grande impresa e piccola impresa. Le prime due hanno esaurito la capacità di produrre occupazione. Affinchè dunque si sviluppi la piccola impresa è necessario sviluppare una rete con una amministrazione capace di   creare le condizioni ideali. Una Università che fornisca idee e una finanza che ci metta i soldi. Tutto questo è utopia o può diventare realtà? Ai posteri l’ardua sentenza!

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