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Nella vita si può ridere di tutto e tutti sono liberi di amare

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Nella vita si può ridere di tutto. Ad insegnarmelo è stato Cristian, che ho conosciuto grazie ad un post social in cui raccontava la sua malattia. Cristian ha 22 anni ed è affetto da SMA, conosciuta anche come atrofia muscolare spinale, una malattia neuromuscolare rara che causa un’atrofia muscolare progressiva e irreversibile. 

Una domanda che faccio sempre a Cristian, da quando lo conosco, è: ma come fai ad essere sempre così felice?

Cristian mi risponde che in realtà non c’è un segreto o un trucco, semplicemente perché si può essere felici, anche con la SMA e da sdraiati, perché è proprio da sdraiati che si vede il cielo. Cristian è una persona molto ironica, per questo alla risposta ha aggiunto anche che, ogni tanto, per essere felici qualche prosecco aiuta.

E a proposito di prosecco, Cristian continua dicendomi “Che bello sarebbe se un giorno un disabile, conoscendo qualcuno, non si sentisse dire come prima cosa “Come stai, non stai male vero?, ma bensì “Cosa vuoi da bere?”.

E in effetti un po’ di domande me le pongo anche io tutte le volte che chiedo a Cristian come faccia ad essere sempre così felice. Perché spesso diamo per scontato che la felicità appartenga ad una classe elitaria di fortunati, possessori di caratteristiche ben definite, come il rientrare perfettamente nei canoni estetici della modernità, avere un conto in banca che ti permetta di comprare uno yacht, o ad esempio nell’essere normodotati. 

Invece Cristian, che non fa il modello e non ha uno yacht, è proprio felice, sempre. Anche quando dovrebbe arrabbiarsi moltissimo per delle cose che gli sono negate e che non dovrebbero esserlo soltanto per il fatto che è disabile. Avevo già parlato di abilismo in un precedente articolo, ma ne riassumo velocemente il suo concetto qui perché vi sarà utile a capire meglio quello che ci racconterà Cristian qualche riga più avanti. L’abilismo è la discriminazione nei confronti di persone con disabilità e, più in generale, il presupporre che tutte le persone abbiano un corpo abile. Si può manifestare attraverso barriere fisiche, quando non vengono poste le condizioni strutturali che rendano accessibile uno spazio a tutt*. Molto spesso invece l’abilismo prende forma nei giudizi, negli sguardi e nelle parole. 

L’abilismo incontra i suoi ostacoli anche nella sfera più intima, quella dell’amore e del sesso. Nell’immaginario collettivo c’è infatti un tabù molto forte che porta a considerare le persone disabili come impossibilitate ad avere dei rapporti sessuali, o persino impossibilitate ad avere delle relazioni amorose. Lascio spazio alle risposte di Cristian per darvi qualche punto di vista più oggettivo sul tema.

  • Cristian, cosa pensi dell’amore e del sesso?

“Premessa: non ho ancora mai avuto una storia d’amore (quindi care donne fatevi avanti!), ma da sognatore e da romantico lo vedo come una vera unione di due cuori, di due anime che in qualche modo si fondono per completare l’altra. A proposito di ”fusioni”, beh, a volte una donna è più importante spogliarla a livello mentale che fisico, ma anche fare il resto è molto importante.”

  • Vivi delle discriminazioni in questo campo? Se sì, ti va di raccontarle?

“Su questa domanda potrei scrivere un papiro che Bibbia levati proprio, e la risposta è parecchio articolata. Questo è uno degli ambiti, se non l’ambito numero 1, in cui un disabile è più discriminato in assoluto, vuoi perché la società di oggi si basa molto sull’aspetto fisico, vuoi perché il nostro Paese è ancora molto indietro mentalmente e poco preparato al tema. In tanti credono che un disabile non provi desiderio, pulsioni, qualcuno crede addirittura che sia immorale che un disabile faccia sesso. Non lo nascondo, a volte mi rivolgo a delle prostitute, ma anche lì è una corsa ad ostacoli, perché molte non accettano di farlo con un disabile e molte ne approfittano chiedendo cifre raddoppiate rispetto al cliente normale. Insomma, è più facile che all’improvviso mi alzi e cammini piuttosto che trovare una lei per avere un rapporto sessuale.”

  • Cosa potrebbero fare le politiche sociali per aiutarti in tal senso?

“Non moltissimo, ma qualcosina sì, come legalizzare la figura dell’assistente sessuale, figura che in altri Paesi esiste già da anni. Per fare un po’ di chiarezza, l’assistente sessuale non è dovuta ad effettuare veri atti sessuali, ma accompagna il disabile nel mondo delle coccole, del contatto fisico e della masturbazione. Non è tutto, ma è qualcosa di molto importante, perché anche a livello culturale aiuterebbe a far percepire le cose in modo diverso, normale, come dovrebbe essere.”

  • Cristian, come lo vedi il futuro? Qualcosa cambierà?

“Ne sono abbastanza sicuro, perché le nuove generazioni hanno tantissimi pregi, e non solo difetti come qualcuno vuole far credere. Con una persona giovane ad esempio non mi sono mai sentito discriminato e non mi sono mai state fatte domande strane in modo invadente, questo è un importantissimo segno di apertura mentale e di inclusione verso il ”diverso”, che è proprio la cosa di cui abbiamo bisogno.”

Un disabile può essere felice? Sì, come tutti, senza differenze, e non dovremmo neanche chiedercerlo e chiederlo (scusa per tutte le volte che l’ho fatto Cri).
Un disabile può avere il diritto di amare? Sì. E qui aggiungo che altrimenti non sarei nata io, grazie papà (anche mio papà è disabile).

Nella vita si può ridere di tutto e tutti sono liberi di amare.

Se volete fare due chiacchiere con Cristian lo trovate qui su Facebook (scrivetegli senza timore, gli farà piacere).
Se volete aiutarlo nella raccolta fondi della sua meravigliosa associazione Favola Semplice andate qui.

Giorgia Li Greci

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